Ustica Punto Condor

di | 21 Giugno 2011

Ecco il testo e l’audio integrale del monologo teatrale Ustica Punto Condor, tratto dall’omonimo libro di Daniele Biacchessi e Fabrizio Colarieti. Lo spettacolo, in anteprima nazionale, è stato portato in scena da Daniele Biacchessi il 19 giugno scorso, a Minerbio (Bo), nell’ambito della rassegna Libri sotto le stelle.

Audio integrale (mp3)

Ustica Punto Condor di Daniele Biacchessi

Il 27 giugno 1980, cade di venerdì. Le 17,30.
Il caldo quasi non si sente, un forte temporale rinfresca l’aria, pioggia d’estate, nulla di più. Una normale perturbazione di giugno, dicono i bollettini meteo.
I bocchettoni dell’aria condizionata raffreddano il salone dell’aeroporto “Guglielmo Marconi” di Bologna Borgo Panigale, quello posto davanti alle biglietterie, ben prima dei controlli di sicurezza.
I taxi scaricano passeggeri con valigie e pacchi. Sembrano non avere fretta alcuna.
Del resto chi viaggia conosce regole che non sono scritte e codificate: il venerdì di fine giugno, negli aeroporti è meglio recarsi in anticipo, per evitare problemi. L’orario di partenza previsto del volo Bologna-Palermo è fissato alle 18,15. ”
Il biglietto…prendimi il biglietto…tienilo tu che vado a telefonare”.
Il tabellone segna però forti ritardi su tutte le linee.
“Saperlo prima sarei rimasta a casa almeno un’ora”.
Davanti al box della compagnia Itavia sono già radunati settantasette passeggeri.
“Itavia buon pomeriggio…Vi informiamo che il volo IH870 con destinazione Palermo porta ritardo”.
In molti si guardano, la hostess di terra è gentile, risponde ad ogni domanda.
“Cos’è successo? Ci sono problemi?”.
Stanno lì nella sala delle partenze con i bagagli sempre più pesanti, chi é seduto, chi sta in piedi, pronti a catturare un cenno, una spiegazione.
“Accidenti..chissà a che ora arriveremo a Palermo…”.
Altri prendono tempo. Sanno che in un aeroporto a fine giugno si può anche aspettare. Chi legge un giornale, chi si guarda intorno, chi si reca al duty free. Un profumo, una stecca di sigarette, l’ultimo settimanale, il libro, il quotidiano che non si è potuto leggere al mattino, il regalo per il nipotino. C’è una discreta fila davanti alle cabine telefoniche. Sono impazienti, con i gettoni in mano, il biglietto nel taschino della giacca.
“Dicono che arriveremo in ritardo….un’ora e mezza…forse più…”.
C’è chi riesce ad avvertire i familiari. Altri non ce la faranno mai.
Luigi Andres è un medico dentista. Si reca a Palermo, un matrimonio fissato da mesi, quello della sorella del suo migliore amico. E’ con lui Cinzia Benedetti, appena laureata in lingue all’Università di Pavia. Francesco Baiamonte commercia in carni. Per lui è un viaggio di lavoro, non certo di piacere. Paola Bonati deve raggiungere il padre ad un congresso in Sicilia. Amministra la società Emir. Alberto Bonfietti, insegnante di scuola media a Mantova, giornalista del quotidiano Lotta Continua. Quel volo lo deve proprio prendere. A Palermo lo attende la figlia e la sua compagna. A Silvia, ha promesso la festa di compleanno più bella. Alberto Bosco rientra nella sua città. Si occupa di macchinari per l’estrazione del marmo come Andrea Guarano. Una settimana di caldo e lavoro ma Palermo con le palme e le granite al caffè è ancora troppo lontana. Oltre seicento miglia. Anche Maria Vincenza Calderone torna a casa. A Bologna c’è stata fin troppo, all’ospedale, una visita medica di controllo dopo l’intervento alla gamba destra. Giuseppe Cammarata è un carabiniere, proprio come Giacomo Guerino. Sono in permesso, motivi diversi, stessa destinazione. Arnaldo Campanini è di Parma. A Bologna c’è arrivato in treno, neanche un’ora. E’ un grande esperto di macchine per l’industria alimentare. Antonella Cappellini, avvocato, è attesa a Villa Igea, alla riunione del comitato ristretto degli agenti di cambio. Con lei c’è Guelfo Gherardi.
27 giugno 1980. Quel DC 9 di miglia ne ha già percorse parecchie. I tecnici di Lamezia Terme lo trasportano fuori dall’ hangar che è quasi l’alba. Controllano la sua strumentazione fin nei minimi particolari. Gli uomini dell’impresa di pulizie lavano gli interni, i sedili, le toilette. Lindo e senza polvere, come nuovo, alle 8,07 decolla dall’aeroporto calabrese. Le ruote graffiano la pista di Roma Ciampino alle 8,54. Poi una nuova partenza. Alle 10,12 lascia Roma. Quarantadue minuti dopo è a Bologna. Vola su e giù dalle aerovie, sotto un cielo a tratti limpido, in altri momenti in mezzo a nuvole nere cariche di acqua. Quando esce dalle perturbazioni, pilota e passeggeri possono osservare perfino il contorno delle Alpi. Sotto la loro prospettiva corre intatta la dorsale degli Appennini. Da lassù, paesi e città sembrano minuscoli agglomerati, strade che si intersecano e delimitano campi coltivati e ancor tutti da arare. Le 13, 03. Il DC 9 decolla da Bologna Borgo Panigale e alle 14,29 torna al punto iniziale, Lamezia Terme. Trentanove minuti di ritardo. Alle 16,10, l’aereo é ancora in marcia. Sembra una macchina perfetta. Nessun problema rilevante, tranne quel ritardo, salito ormai a ottantanove minuti. A Palermo Punta Raisi arriva alle 16,59. Il DC 9 raggiunge Bologna alle 19,03. Novantaquattro minuti dopo l’orario previsto. Per il DC 9 c’è già un’altra partenza. L’ultimo rullaggio della giornata inizierà alle 20,02. Poi il decollo alle 20,08. Centotredici minuti di ritardo. Alle 21,13 si giungerà a Palermo. Se qualcuno lo lasciasse volare in cielo.
E’ un aereo bianco con strisce rosso pompeiano, a corto-medio raggio, del tipo DC9 Serie 10 Model 15, progettato e costruito dalla società americana Mc Donnell Douglas Co di Long Beach in California. Numero di serie di costruzione: 45724. Svetta nei cieli per la prima volta nel 1966 con la bandiera della compagnia Hawaian Airlines. Il mondo lo ha ruotato più volte, sopra deserti, oceani e città. Realizzato interamente in metallo, con parti minori in vetroresina. Dotato di due motori, posizionati in coda, del tipo turbofan Pratt & Whitney JT8D-7A. L’ equipaggio é composto da due piloti e due assistenti di volo. Una capacità di trasporto di novantacinque passeggeri in classe turistica, disposti in file di cinque sedili con corridoio centrale. Quel giorno, nel computer della compagnia Itavia si contano settantasette nomi, oltre ai quattro dell’equipaggio. Porta un peso ridotto, molto meno rispetto al pieno carico.
Il DC9 è fornito di un sistema di pressurizzazione e condizionamento dell’aria, una toilette nell’estremità posteriore della cabina, due ripostigli Galley per la conservazione di cibi e bevande. Due porte d’accesso con scalette incorporate, quattro uscite di sicurezza. I bagagli vengono caricati in due vani al di sotto del pavimento della cabina passeggeri. Ventisette metri di apertura alare, ventuno tonnellate di peso a vuoto, una velocità massima di crociera di 903 chilometri orari a una quota massima di 7.620 metri, 25.000 piedi.
Nel 1980, é di proprietà dell’Itavia S.p.A., società di Catanzaro. In Italia viene immatricolato la prima volta nel marzo 1972. Ottiene il certificato RAI N. 6034. Viene revisionato ogni settimana. Sono irrilevanti le anomalie segnalate: l’indicatore carburante serbatoio centrale non attendibile, il finestrino superiore copilota con deformazioni e bolle e la scala passeggeri non rientrante elettricamente. Dettagli. Non c’è nulla che può compromettere la sicurezza del volo. Quel DC9 è praticamente un mulo. Il carburante è del tipo Mobil jet A1, 7.100 litri tondi, quanto basta per compiere senza problemi l’intera tratta. Nel DC9 sono montate due scatole nere. C’è un registratore dei parametri di volo del tipo crash o flight data recorder, revisionato nel febbraio ’80. Vi è un cockpit Voice Recorder, ispezionato nell’aprile ’80, in grado di registrare le comunicazione radio terra-bordo-terra e tra piloti ed equipaggio.
Le 19,03. Il DC 9 atterra all’aeroporto di Bologna Borgo Panigale. Si sistema nella parte centrale del piazzale antistante l’aerostazione, piazzola 3. La prua è rivolta verso l’edificio. Sessantacinque metri, non uno di meno. Salone delle partenze. Sono impazienti i passeggeri del volo Itavia IH 870. Orologio al polso, non si perdono neanche una mossa del personale di terra della compagnia. Ci sono gli impiegati del Ministero delle Finanze Antonio Casdia e Rita Guzzo, l’ingegnere dell’Anic di Genova Giovanni Cerami, e ancora l’intera famiglia D’Alfonso con Salvatore, Maria Grazia, i figli Sebastiano, Salvatore e Francesca. Michele Davì è invece un rappresentante di prodotti dolciari e fitofarmaci. Il macellaio Calogero Di Cicco si è appena recato in una fattoria vicino a Bologna ma l’altro suo collega Vito Gallo non lo conosce. Elvira De Lisi è felice per la laurea ottenuta dal fratello ad Urbino. Accanto a lei c’è la figlia Alessandra. La famiglia Diodato si è presa due carrelli.
19,08. Le porte delle aereo si spalancano, i passeggeri in arrivo scendono dalla scaletta. Quei volti che attendono di essere imbarcati non li incroceranno mai. 19,15. In sette minuti sbarcano tutti quanti. 19,23. Anche l’ultimo bagaglio è montato sui carrelli. Il DC 9 è vuoto. Ci vogliono dieci minuti per pulirlo e sistemarlo. Alle 19,33 è pronto per un nuovo servizio.
Giacomo Filippi è il gestore di una fabbrica di surgelati. Vito Fontana con la moglie Francesca e il figlio Carlo vengono da Padova, una visita specialistica all’ospedale. Rosario Fullone ha accompagnato la sua consorte ad un centro per malattie renali. Antonino Greco è agente di pubblica sicurezza, Marta Gruber un’impiegata all’Hotel delle Palme di Palermo, Vincenzo Guardì fa il piastrellista e Grazia Guerra la bracciante agricola. Nomi, cognomi, mestieri, tutti compaiono nella lista dei passeggeri dell’Itavia. Un lungo foglio, con la carta intestata della compagnia, con i posti già assegnati, fumatori, non fumatori, i bambini nei sedili davanti con i genitori.
19,33. “Si prega i signori passeggeri di recarsi al box dell’Itavia….Diamo inizio alle procedure d’imbarco…”.
IH870. Il DC 9 in volo da Bologna a Palermo è una somma di lunghe attese e grandi speranze.
Giuseppe la China è un fotografo ambulante. A Palermo si deve incontrare con la famiglia. Gaetano La Rocca, assicuratore; Paolo Licata, maresciallo in pensione della Guardia di Finanza con le nipoti Daniela e Tiziana;Rosaria Maria Liotta, borsista all’Università di Palermo;Giovanna Lupo, casalinga e la figlia Francesca; Giuseppe Manitta, imprenditore edile;Claudio Marchese, studente universitario;Erica Mazzel , albergatrice con sua sorella Rita; Maria Magnani commessa in una farmacia va Ustica in un villaggio turistico;Annino Molteni, ragioniere, direttore amministrativo di una società produttrice di sali minerali;Guglielmo Norrito, impiegato; Lorenzo Ongari geometra, lavora in un’azienda metalmeccanica di Mantova; Paola Papi, impiegata a Verona;Carlo e Francesca Parrinello, bracciante agricolo e casalinga;Anna Paola Pelliccioni è in visita da amici;gli studenti Giovanni e Antonella Pinocchio;Gaetano Prestileo, ingegnere;Giulia Reina, pensionata; Andrea Riina, manovale edile;Costanzo Ronchini , perito della Snam;Marianna Siracusa, pensionata; Elena Speciale, casalinga;Giuliana Superchi, bambina.
Nomi comuni, volti che puoi incontrare al supermercato, al bar, allo stadio di domenica, vicini di tavolo in una trattoria, ad un concerto. Nomi, cognomi e mestieri. Proprio quelli di Pierantonio Torres, commerciante di tessuti, Concetta Tripiciano, assistente ordinario di matematica, Pierpaolo Ugolini, tecnico della Snam come Marco Volanti,Daniela Valentini, Giuseppe Valenza, agente di commercio, Massimo Venturi, impiegato di banca, Maria Volpe, pensionata, Emanuele Zanetti con i figli Alessandro e Nicola.
Sul DC 9 li attendono i componenti dell’equipaggio: Domenico Gatti, 44 anni, di Bastia, primo comandante; Enzo Fontana, 32 anni, romano, primo ufficiale pilota; Rosa De Dominicis, 21anni, romana, allieva hostess; Paolo Morici, 39 anni, romano, assistente di volo responsabile di seconda.
19,55. Le porte si chiudono, tutto è sigillato, nessuno può ormai scendere. Sessantatre adulti, quattordici minori di cui due neonati, quattro membri di equipaggio, ognuno nel posto assegnato, stanno chiusi e protetti nel loro DC 9. Fuori, la pioggia intermittente se ne è andata da poco. “Itavia IH 870…benvenuti a bordo…welcome a board….”. Il comandante si presenta e illustra il piano di volo, le hostess ricordano dove sono ubicate le uscite, dove stanno gli scivoli, come gonfiare il salvagente in caso di emergenza, cosa prescrivono le norme di sicurezza. La torre di controllo di Bologna Borgo Panigale da il via libera, il DC 9 si muove in direzione della pista, lentamente. Poi si posiziona. La radio gracchia ma la voce dell’operatore rimbomba nella cabina di pilotaggio.
Bologna Ground, pronto per la messa in moto
Itavia 870 autorizzato, temperatura 24, stop orario sull’ora. Avete l’ultimo bollettino?
Davanti c’è solo la lunga striscia di asfalto, poco meno di un chilometro. Sopra il cielo azzurro, sulla destra e sulla sinistra si scorgono altri aerei negli hangar, ancora i capannoni, alberi e più in là le verdi colline di Bologna, le vetture dei vigili del fuoco si fermano. Le ali dell’aereo sono perpendicolari alla pista. Su quella di sinistra, il DC 9 porta una scritta con vernice nera: I-TIGI. Le 20,02. Il rullaggio.
Itavia 870 autorizzato a Palermo via Firenze, Ambra 13, salire e mantenere livello di volo 190. Ripeta e chiami pronti al decollo
I motori sono a piena potenza, vibrano poco prima della partenza, gli strumenti non registrano anomalia alcuna, tutto perfetto, ogni strumento è sincronizzato, basta solo un segnale. Il pilota spinge in avanti le manette, rilascia i freni, le ruote macinano decine di metri, l’aereo sobbalza ma la senti tutta la sua forza imprimersi sulla pista, le imbardate a destra e a sinistra si fanno pesanti. Manca poco, solo l’ultimo segnale. I flap scendono dal dorso delle ali, l’aereo non è più terra, un balzo leggero, quasi impercettibile, un vuoto, neanche ti accorgi sei già ad oltre cento metri di altezza. Il DC9 è già aria e cielo.
20,08. Il volo DC9 Itavia decolla da Bologna con centotredici minuti di ritardo. La torre di controllo gli ha già assegnato un numero di identificazione:IH870. Sale sull’aerovia Ambra 12.
Itavia 870, il decollo agli 8, cambi con Padova Informazioni
Con Padova fin d’ora la 870, arrivederci Bologna
Pochi secondi e il pilota si collega con Padova Informazioni
Padova buonasera, è la 870
Itavia 870, prosegua come autorizzato, richiami Firenze
20.07.00. Ci sono grandi occhi elettronici puntati su quell’aereo la sera del 27 giugno 1980. I radar civili e della Difesa. Quello militare di Ferrara segue la sua traccia. C’è un numero accanto: LE157.
20.20.26. Il DC9 si trova ormai allineato al radiofaro di Firenze. Il viaggio continua. Il pilota prende contatto con Roma Ciampino.
Buonasera radar di Roma, è l’IH 870
Buonasera anche a lei, 870. Inserisca 1136 sul transponder ed é autorizzato a Palermo via Bolsena, Puma, Latina, Ponza, Ambra 13
1136 sta arrivando per lei, a Palermo come da piano di volo, è su Firenze, praticamente, mantiene 190.
Il DC 9 IH 870 vira a sinistra e imbocca Ambra 14, l’autostrada del cielo che percorre la dorsale appenninica verso sud. Il sole sta calando dietro la linea dell’orizzonte ma per il tramonto c’è ancora bisogno di vento. Per i passeggeri, sono risate e discorsi, pensieri e ricordi, angosce e dubbi. Quelli di una vita. Sono le 20.23.38.
870 a che distanza è da Firenze?
siamo prossimi a Peretola, 15 miglia a sud.
ci richiami a 20 miglia.
ok.
stabilizzato?
sì, ci stiamo stabilizzando.
Nessuna turbolenza in vista. Ogni cosa sembra sotto il controllo dei radar alle 20.24.45.
21 miglia per la 870.
salga a 230.
a 230, lascia 190.
Le 20,26. Il volo del DC 9 sembra inarrestabile. Il pilota comunica ancora con il radar del centro di controllo di Ciampino.
870 identifichi
Arriva
Ok, è sotto radar, vediamo che sta andando verso Grosseto, che prua ha?
La 870 è perfettamente allineata sulla radiale di Firenze,abbiamo 153 in prua.Ci dobbiamo ricredere sulla funzionalità del VOR di Firenze
Sì, in effetti non è che vada molto bene
Allora ha ragione il collega
Sì, sì pienamente
Ci dica cosa dobbiamo fare
Adesso vedo che sta rientrando, quindi, praticamente, diciamo che è allineato, mantenga questa prua.
Noi non ci siamo mossi, eh?
Un controllore segue la traccia del DC9, gli appare sullo schermo e mantiene il contatto con l’aereo. Le 20.34.50.
Buonasera, la 870 a 290 è su Bolsena
Contatto radar come autorizzato
Bene
Alle 20.39,43 Ciampino consiglia al pilota del DC9 di cambiare la frequenza della radio. D’ora in poi trasmetterà sui 134.2 mhz.
870, 134.2, buonasera
grazie buonasera
prego
Le 20,40. L’aereo giunge all’altezza di Roma, è spostato leggermente ad est sull’incrocio tra l’Ambra 14 e la Green 23. Per le carte militari aeronautiche il punto si chiama Puma. Vira a destra, abbandona l’Ambra 14 e taglia verso il mare, sorvola Pratica di Mare ed è sopra la lunga distesa di acqua. Mar Tirreno. 20,44.44
E’ la 870, buonasera Roma.
Buonasera 870, mantenga 290 e richiamerà 13 Alpha.
Sì, senta, neanche Ponza funziona?
Prego?
Abbiamo trovato un cimitero stasera, venendo da Firenze in poi, praticamente non ne abbiamo trovata una funzionante.
E sì, in effetti è un po’ tutto fuori, compreso Ponza, lei quanto ha in prua ora?
Manteniamo 195.
195, sì, va bene, mantenga 195, andrà un po’ più giù di Ponza, di qualche miglio.
Bene, grazie.
E comunque 195 potrà mantenerlo, io penso, ancora un 20 miglia, non di più, perché c’è molto vento da ovest, al suo livello dovrebbe essere di circa 100-120 nodi l’intensità.
E sì, in effetti sì, abbiamo fatto qualche calcolo, dovrebbe essere qualcosa del genere.
Ecco, non lo so, se vuole continuare ancora con questa prua, altrimenti accosti a destra anche un 15-20 gradi.
Ok, mettiamo per 210.
Il DC9 a questo punto chiede di scendere di livello a 25.000 piedi. Ottiene l’autorizzazione alle 20,46.31
E’ la 870, è possibile avere 250 di livello?
Sì, affermativo, può scendere anche adesso.
Grazie, lasciamo 290.
Alle 20,50 è sull’isola di Ponza, la sorvola ed imbocca l’aerovia Ambra 13 che va giù fino a Tripoli, passando per Palermo Punta Raisi dove l’aereo è atteso per le 21,13. Roma Radar vede l’aereo passare leggermente spostato ad Ovest dell’isola e chiede al pilota di richiamare su Ambra 13 alfa, ottanta chilometri più a sud di Ponza. Tre minuti prima delle 21. Il pilota del DC9 esegue, richiama dal punto Alfa dove termina il servizio e la copertura del centro di controllo di Roma. E’ l’ultima comunicazione del DC9 con Ciampino.
115 miglia per Papa Alpha…per Papa Romeo Sierra, scusate, mantiene 250
Ricevuto, IH870, e può darci uno stimato di Raisi?
Sì, Raisi lo stimiamo intorno ai 13
870, ricevuto, autorizzati a Raisi Vor, nessun ritardo è previsto, ci richiami per la discesa
A Raisi nessun ritardo, chiameremo per la discesa, 870
Corretto
Il volo IH 870 si trova a metà circa tra Ponza e Ustica. Punto Condor. 20,58. Il pilota chiama la torre di controllo di Palermo Punta Raisi.
Calma di vento, temperatura 23, autorizzati ai 15, altimetro 1013
Molto bene
20,58. Le grandi parabole della Difesa aerea lo seguono. Il DC9 è nulla di più di un puntino che si muove in mezzo ad altre tracce tutte ancora da decifrare, altri aerei, un traffico fuori dal comune. Sito di Marsala, nome in codice Moro. Un sottufficiale sta proprio davanti allo schermo, segue tutti i punti che si spostano in lungo e in largo del Tirreno. Per il DC9 Itavia IH 870 è già pronto un codice di identificazione della rete militare: AJ421
Sta’ a vedere che quello dietro mette la freccia e sorpassa…quello ha fatto un salto da canguro…….
Punto Condor. Sono le 20,59. Prima una barzelletta e una risata. Alla fine quella del pilota del DC9 sarà l’ultima parola ingoiata di traverso. Forse vede qualcosa di inverosimile, lo stupore, la lingua piegata sul palato, neanche una frase, le mani che non rispondono, nemmeno il cervello, la radio proprio non riesce ad attivarla. La paralisi. Una frazione di secondo. Un attimo.
Gua….
Si perdono le tracce, si perde il DC9 là dove finisce l’area del radar di Ciampino. Punto Condor. Poco più a sud. E’ un profondo buco nero nella copertura radar del traffico civile. Se lo riesci a superare, l’aereo dovrebbe riapparire sugli schermi radar di avvicinamento di Palermo. Altrimenti Condor diviene il punto di non ritorno. In quel vuoto che è uno spazio di cielo e non ancora terra, gli aerei vengono seguiti e separati tra loro da un controllore che non osserva le tracce ma comunica con i piloti via radio. Lo dicono le regole, tutto conforme al sistema, esattamente in linea con le procedure nazionali ed internazionali, civili e militari. Punto Condor. 39 gradi 43 primi Nord, 12 gradi 55 primi Est. Il viaggio del DC 9 IH 870 si conclude pochi secondi prima delle 21.
Quattro minuti e quindici secondi dopo. Il DC 9 non comunica con Ciampino, neppure con Palermo. Dalla radio c’è solo silenzio. Roma tenta il contatto.
Itavia 870, quando pronti autorizzati a 110. Richiamate lasciando 290, attraversando 150. Itavia 870, Roma?
Un leggero fruscio, come quelle radio mal sintonizzate che producono soltanto fastidio alle nostre orecchie. Un silenzio che preoccupa molti quella sera d’estate. Così Ciampino chiama Punta Raisi.
Ho perso il contatto con la 870. Controllo, è con te per caso?
La risposta è negativa. Passa un minuto e Roma tenta un’altra volta. Ora chiama un aereo dell’Air Malta che sta a poche miglia dal Punto Condor.
Air Malta, this is Rome
Rome, go ahead, this is Air Malta
Ok,Sir. We have Itavia 870 unreported inbound Palermo. Please, please, try to call for us Itavia 870.
Alitalia 870?
Itavia, Sir. Itavia 870
Al pilota dell’Air Malta chiedono di chiamare il DC9 e lui esegue.
Roger. Itavia 870, Itavia 870….This is Air Malta. Do you read? Itavia 870, do you read, do you read?Così Roma chiama ancora Palermo.
Fammi una cortesia…all’Itavia 870
Non ce l’ho in contatto
Ho capito…guarda se lo vedi sul radar
Sto provando con Moro, vediamo se lo vede lui
Sono le 21,14. Itavia 870 non risponde, svanito nel buio, sparito dai radar, caduto nei fondali del mare con il suo carico di persone, piani di volo, bagagli, occhiali, bambole, giornali, agende, quaderni, cappelli, divise. E ancora discorsi troncati a metà, sogni, speranze, rabbia, delusioni, progetti, sorrisi, abbracci, vite sospese. Il centro radar della Difesa di Marsala chiama il comando di Martina Franca.
C’è un India Hotel 870 che doveva arrivare a Palermo ai 13, non se sanno più un cazzo.
In quei dieci minuti compresi tra le 21,20 e le 21,30, il radar della Difesa aerea di Martina Franca si collega con quello di Marsala.
Eh, dunque, a questo punto non so che dirti, spero…
Non é…non è stato avvistato da voi
Macché, lo stiamo….
Credi che sia necessario interrompere la Synadex?
Sì, sì, la stiamo interrompendo
Pronto, Barca?
Il radar si chiama Barca. E’ quello di Licola, in provincia di Napoli. Anche lui dipende da Martina Franca.
Sì, noi lo abbiamo visto in aerovia e l’abbiamo fatto friendly, comunque Quercia sta vedendo, ha detto che se riesce a trovare questo India Hotel ci fa sapere qualcosa
Confermiamo che non lo abbiamo mai controllato. Nessun contatto.
Ormai è certo. Il DC9 Itavia IH 870 non è più cielo, neppure terra. E’ diventato mare e sabbia, laggiù, in fondo agli abissi. Di poco accanto ad una nave romana, a pochi passi da un vascello del diciassettesimo secolo, con la prua rivolta verso un caccia della seconda guerra mondiale. Oltre tremilasettecento metri, in uno dei punti più profondi del Tirreno. Tutti lo sanno. I controllori di volo militari e civili, i vertici dell’Aeronautica Militare e dei servizi segreti, gli apparati di sicurezza dello Stato. Perfino i politici. Tutti. Tranne i familiari delle vittime. Quelli che attendono ancora all’aeroporto di Palermo Punta Raisi, quelli che da casa incalzano i centralini telefonici intasati dell’Itavia, del Ministero della Difesa, dell’Aeronautica, e cercano una risposta plausibile. Sono le ore del silenzio. Tutti quel segreto lo tengono nascosto gelosamente. Qualcosa che lo Stato non può dire a chi formula una domanda. Così semplice che tutti possono capire. Una spiegazione. Nulla di più. “Perché un aereo con a bordo ottantun persone, partito regolarmente da Bologna, settantacinque minuti dopo un normale decollo no da segni di vita?”. Un Tenente colonnello del Reparto informazioni volo parla al telefono con il Colonnello comandante del Secondo reparto di Ciampino.
Novità niente. Adesso stiamo cercando di ottenere qualche informazione dai due radar che sono in Sicilia, i radar della Difesa, no? E però sembra che hanno guardato quando glielo abbiamo detto. Noi si sperava che loro avessero seguito le due tracce, l’Itavia sotto e l’Air Malta sopra e avessero preso nota della posizione dove era sparita la traccia dell’Itavia. Però dice che non stavano guardando perché hanno l’esercitazione.
C’era l’esercitazione?
Sì, c’era l’esercitazione. Dice che vedono razzola’ diversi aeroplani americani, eh, io stavo pure ipotizzando una eventuale collisione.
Sì, oppure un’esplosione in volo
Sono ore concitate, i telefoni che collegano i vari siti civili e della Difesa sono caldi. 22.04.00. Torre di controllo di Grosseto. Conversazioni normali tra militari. Il microfono è aperto ed è sempre collegato con il centro radar di Ciampino. E la macchina registra. Precisa e puntuale.
…questo è un discorso che non si deve fare qui
allora è chiaro, non c’è bisogno veramente, i soccorsi, scusa….ascoltami bene, io sono un tizio su un Phantom, non far confusione, con un Phantom che qua si prende e si distanzia, tu ti distanzi da questo traffico e via
il Phantom si va a mettere…
anche se è, avranno già chiuso tutto, eh
e perciò l’Aeronautica non ci pensava a mettere…
qui poi il Governo quando so’ americani non valgono un cazzo…li devi….parliamo di radar….ma tu, cascasse il mondo…
è scoppiato in volo
Il tenente di Martina Franca chiama alle 22,25 il maresciallo dello Stato maggiore dell’Aeronautica.
Salve maresciallo, ci sta l’ufficiale?
Guardi, dica a me, per cortesia, non cerchiamo sempre l’ufficiale.
Cioè no, perché è una cosa abbastanza seria
Perché io mica mi metto a ridere
Benissimo, è caduto un DC 9, lungo la rotta che porta da Bologna a Palermo. Punto stimato 40 gradi Nord, 13 gradi e 20 primi Est.
Questo è il punto dove è caduto?
Non il punto dove è caduto ma l’ultimo punto noto
A lei chi gliel’ha detto che è caduto
Guardi che questo qui doveva atterrare alle 21,13 a Palermo
Sì, queste notizie io ce l’ho tutte quante, lei mi ha detto che è caduto, chi gliel’ha detto?
Io penso che sia caduto
Ecco, lei pensa…
No, ma le mie supposizioni sono abbastanza serie
Pure le nostre purtroppo, uno cerca sempre di sperare che non sia così. Se lei mi dice, io devo fare delle comunicazioni, se le mi dice che è caduto io devo dire che è caduto
Guardi, questo qui l’ultimo contatto l’ha dato alle 20,56. Poi non si è visto più. Quindi se non è caduto io non so cosa abbia fatto questo
Sì questo..Però siccome noi dobbiamo fare delle telefonate, un sacco di telefonate. Se non siamo sicuri…
Benissimo, un’altra cosa. L’ufficiale dell’Acc di Roma. Mi ha detto che in zona c’era del traffico militare americano. Ora io vorrei sapere se c’è qualche portaerei, perché in tal caso, se è così, noi mandiamo, chiediamo l’intervento degli americani.
Se c’è la portaerei in zona deve saperlo da Martina franca, perché ha i radar in zona
Martina Franca non lo sa se c’è la portaerei in zona
E figuriamoci se lo sa lo Stato Maggiore
Eh?
Come facciamo a sapere se c’è la portaerei lì?
Che ne so, voi siete lo Stato Maggiore, centro operativo. Non lo sapete?
No
Vabbé, allora vi ho informato soltanto di questo, adesso faccio altre telefonate, arrivederci
Eh, pronto? Io volevo sapere…lei mi ha detto che è caduto, è caduto o no? Se è caduto mi deve dire chi le ha dato l’informazione
Guardi, queste sono..supposizioni che io sto facendo
Eh, vabbé, ma la supposizione teniamocela da parte
Va bene, senta, allora io agisco come meglio penso e mi accollo tutte le responsabilità. Perché non è che posso andare sul posto a vedere se ci sono cadaveri e poi dire che effettivamente è caduto, va bene? Pronto?
Sì, sì pronto..
Quindi io agisco adesso e mi assumo tutte le responsabilità del mio comportamento. E perché non posso a questo punto, dopo un’ora che non da più notizie, un’ora e mezza, dire che non é…
Sì, lo sappiamo anche noi questo qui.però voglio dire chi ve l’ha detto?
Maresciallo, io adesso devo fare altre telefonate. Vi ho informato del fatto come da circolare. Arrivederci
Arrivederci
22.39. Ci sono tante voci che si intrecciano tra loro, ammiccamenti, frasi compiute, mischiate da accenti dialettali e del linguaggio parlato. Nessuno sa che la macchina sta registrando le telefonate in entrata ed uscita. Accade all’interno della sala operativa del centro di controllo radar di Ciampino, nel 1980 civile e militare. La prima voce e rivolta verso l’interno.
…….allora io chiamo l’Ambasciata, chiedo dell’Attacché, eh.. senti guarda una delle cose più probabili è la collisione in volo con uno dei loro aerei secondo me, quindi….
American Embassy, good evening.
good evening, is there anybody at the extension 550?
(all’ interno) tutti i nastri… oh, però qui fra tutti i nastri anche quelli…..
non c’è un cazzo di nessuno.
telefoniche, eh.. questi dovranno sentire anche.. eh.. vabbè, comunicazioni telefoniche per il coordinamento ….. bisogna….
C’è confusione nel centro radar di Ciampino. Voci che suggeriscono chi sta chiamando l’ambasciata americana, altri intervengono, ognuno sembra parlare per i fatti propri, ma il senso dei discorsi ci sta tutto. E’ commedia dell’arte quella che va in scena alle 22.41.00. Senza palcoscenico, né spettatori. Soprattutto senza alcun biglietto d’ingresso. Quello lo hanno già pagato i passeggeri. Ad un prezzo da usurai. Ancora dall’interno.
senti… la… scusami tanto l’esercitazione interessava aeroplani americani… molti?
ce l’avevamo noi l’esercitazione…
American Embassy.
good evening, I just called you and you passed me the extension 550, but there was no answer, evident nobody’s there at the attacché. This is the air traffic control of Rome speaking. We had a problem with an aircraft and we, we should speak to somebody. Have you got any other number to call?
just a minute. I have to reach somebody at home.
uhm, well, if the aircraft has crashed, be 81 persons dead, so I think it’s important enough to call somebody.
ok, just a minute. One moment.
“Ci sarebbero 81 persone morte… quindi penso sia abbastanza importante da chiamare qualcuno”. Il centralinista dell’Ambasciata americana comprende il significato della frase e prende tempo. “Ok, aspetti un momento..” Nel centro di controllo di Ciampino, però, la tensione è alle stelle. Tutti parlano a ruota libera, termini tecnici, inflessioni in romanesco, tracce che scadono dai radar, esercitazioni in corso sul Tirreno, Phantom americani abbattuti e quel DC 9, proprio lì in mezzo. “Ci sarebbero 81 persone morte…quindi penso sia abbastanza importante chiamare qualcuno”. Molto di più di uno strano presentimento.
chi c’era?… C’era un’esercitazione?… C’era un’esercitazione in giro?… Americana?
beh, guarda dalle 10.30 alle 15.00 la (Patricia)
fino a che ora?
fino alle 15.00.. 15.00 avete, avvertito quel COP lì allo Stato Maggiore, lì… c’è il COP là… il coso.
adesso Bologna ci manda tutti i dati, Porfirio ha richiesto, ci ha 2 ore e mezzo di autonomia.
quanto?
2 ore e mezzo.
d’autonomia e il tempo in volo quant’era?
ma il tempo in volo 75 minuti, quello che ha detto pure a me, comunque adesso Bologna manda tutti i dati
18.08.
18.08-19.08-20.08-…-20.08-…-20.38? E ci siamo ecco, sta scadendo adesso… sta scadendo adesso.
Il militare che parla si riferisce alla traccia del DC 9 che svanisce nel nulla.
allora lo riapriamo Palermo, no?
18.08-19.08-20.08-20.08 più 30.
aspetta 5 minuti Mario guarda, l’autonomia sta scadendo fra 5 minuti.
è scaduta già.
scade adesso.
no, no, 42 è scaduta.
da 38 è scaduta.
42, 42, 42.
eh, so’ i 42 adesso.
potete pure fare il messaggio, potete pure di’…
l’ho fatto.
Lo hai fatto?
sì.
Glielo hai detto all’RSC.
questo mi sta chiamando qualcuno della… mi sta chiamando l’Air attacché a casa…
ma tu hai coordinato con loro per…
sì, sì, già mi hanno detto loro di contattare se voglio io direttamente.
avete avuto qualche contatto da Sigonella?
no, nessun contatto ci pensa, ci dovrebbe pensare almeno Martina Franca.
chi ci dovrebbe pensare Martina Franca?…
pronto?
pronto, pronto?
un momento per favore, qual’è l’aeroporto?
vede, di fatto chiamiamo dal controllo di Roma, qui aeroporto di Ciampino.
ok, un momento.
(Sempre dall’interno ) mi dai sto appunto del… aspetta mò vediamo.
deve prendere guarda, …..del CSR.
no.
gli devi dà le frequenze su chi ha lavorato (inc.) e la linea telefonica è stato fatto il trasferimento.
ma, scusami tanto una cosa, ma di quelli che hanno fatto il soccorso eccetera, c’è nessuna notizia di questo genere visto che questi lo chiederanno… abbiamo niente di niente dal soccorso, nessuno ha trovato niente?
allora dicevo, le comunicazioni del trasferimento dell’Itavia, è chiaro, visto che è venuto da Bologna, quindi diciamo, ha trasferito, no?… E la linea telefonica…..
e beh, non lo so.
su quale linea da Palermo.
Monte Venda che…
oh, poi la 124,2 e poi che ha fatto sulla 124,2.
vabbè, ma che ci interessa a noi ….. tanto ce l’abbiamo avuto in contatto…. noi ce l’abbiamo avuto in contatto.
ma non vuol di’, vogliono, questi vanno a prende pure le comunicazioni da quando è decollato da Bologna quando fanno l’inchiesta.
vabbè.hai capito, se il pilota ha denunciato quando è colto in frequenza.
CSR.
CSR e poi è sceso.
che ti ha dato perché dopo Palermo come fa a…..
in base alle frequenze, segnatele.
dove è passato… ma quello che cazzo.
pare, pare che sia stato passato un…a Palermo stanno, stanno già in crisi, eh, pensa ha telefonato adesso qui uno del Giornale di Sicilia.
digli di telefona’.
gliel’ho detto infatti.
digli di telefona’ a Palermo, a Punta Raisi.
beh, il Giornale di Sicilia lo sanno loro.
parlasse col direttore dell’aeroporto di Punta Raisi.
vabbè, comunque m’ha fatto una domanda sensata, ma, ho detto semplicemente avete avuto contatti, avete semplicemente perso contatto e basta? Dico: sì, abbiamo semplicemente perso il contatto, basta.
chi l’ha avvisati a questi del Giornale di Sicilia.
ma guarda l’unica cosa era riuscire a beccare lì qualche dell’Ambasciata era, era da riuscì a parlare con qualche americano di Sigonella.
e come, è questo che io sto chiedendo a loro.
telefoni a Sigonella e gli dici: ma voi quando lì è cascato un Panthom chi cazzo chiamate degli americani? Ecco, è cascato un Panthom, dimme chi devo chiamà.
dai, su, su, provate un po’ a questa maniera vediamo se lo tirano fuori… a Napoli possibile che non lo sanno.
è possibile che se loro ci hanno una cosa con un Panthom….. emergenza, non ci hanno una linea di contatto con gli americani.
civile non penso, ci hanno gli americani lì a fianco.
eh, appunto no, ma quando si arriva a Sigonella ti arrivano le camionette della MP americana che ti mettono pure il dito nel culo quando scendi dall’aereo… che quando so’ andato col DC9 sembrava che fossimo venuti da Cuba.
ma io infatti sto telefonando a questo sola mente per sapè a chi devo telefona’, mica altro. Ma non mi risponde.
ma lascialo sta’, lascialo sta’, riattacchi e… never mind, perché un numero.
vabbè, mò per educazione bisogna che aspetto.
gli dici quando …..emergenza agli americani, come li contattate ‘sti americani? Eh, dite, se casca un Panthom li dovete avvisa’ o no, e allora come li avvisate, c’avete il numero telefonico?

A distanza di 31 anni si conoscono molti retroscena dell’abbattimento del DC9 IH870 dell’Itavia. Una verità racchiusa in cinquemila pagine nella sentenza ordinanza del giudice romano Rosario Priore. Nessun cedimento strutturale, nessun incidente aereo, nessuna bomba scoppiata a bordo.
L’indagine accerta invece la presenza di velivoli militari italiani, francesi e americani, con il transponder spento, tutti impegnati in un’esercitazione militare lungo le autostrada del cielo percorse dal DC9. Si andrà avanti fino al processo.
Diciannove anni di accertamenti; quattro anni di istruttoria; due milioni di atti giudiziari, perizie e controperizie. I giudici assolvono i generali Zeno Tascio e Corrado Melillo, prescrivono il reato di alto tradimento per i generali Franco Ferri e Lamberto Bartolucci.
DC 9 Itavia IH 870. E’ la storia di passeggeri dentro ad un aereo, decollato in un venerdì di fine giugno, una sera come tante d’estate, calde, con cielo limpido, gli strumenti che non segnalano anomalie, senza particolari problemi meteo e operativi, solo quelle frasi del pilota che criticano la funzionalità delle radioassistenze di Firenze, Bolsena e Ponza. Un viaggio di routine, una tratta neanche poi lunga, da Nord a Sud, poco più di seicento miglia, uno scambio di necessarie informazioni tra l’equipaggio e i centri radar. Tutto normale, in un Paese che nel 1980, è però anormale, a sovranità limitata, dove le informazioni necessarie a chi indaga sulle stragi vengono insabbiate. Non un atto di deviazione dei servizi di sicurezza e degli apparati dello Stato, ma un’azione congiunta di più organismi, finalizzata alla neutralizzazione della verità. Il loro è un atteggiamento a prescindere. DC9 Itavia IH870. E’ la storia di ottantuno persone. Settantasette passeggeri e quattro dell’equipaggio. Nomi, cognomi, mestieri. Uomini, donne e bambini, partiti felici e sereni da Bologna. A Palermo, non li hanno mai lasciati scendere.
A Ustica nessuno è stato.
Forse un giorno ci diranno che l’aereo Itavia IH870 non è neppure partito.
E’ partito?
No che non è mai partito.