Strage di Ustica: ora completiamo la verità!

di | 9 Giugno 2011

Verità raggiunte… Verità mancanti… Non si ferma l’impegno per fare piena luce sulla Strage di Ustica, nella quale, il 27 giugno 1980, persero la vita le 81 persone che viaggiavano da Bologna a Palermo su un DC 9 dell’Itavia. Lo hanno ribadito a Roma, in un incontro organizzato da Sinistra Ecologia e Libertà, Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime, Alessandro Gamberini, avvocato dell’Associazione, Andrea Purgatori, giornalista che sulla Strage ha indagato e scritto moltissimo, e Francesco Forgione, presidente della ottava Commissione antimafia nel corso della XV legislatura. Ha coordinato i lavori, Celeste Costantino, della Presidenza Nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà.
La verità raggiunta è scritta nella sentenza-ordinanza depositata dal giudice istruttore Rosario Priore il 31 agosto 1999: “L’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti”.
Daria Bonfietti: “L’individuazione dei colpevoli va perseguita col massimo impegno per restituire dignità al nostro Paese. Non è ammissibile che un nostro aereo civile possa essere stato abbattuto impunemente”.
Francesco Forgione: “L’istruttoria del giudice Priore ha messo in evidenza un numero enorme di reticenze, bugie e manomissioni di documenti, che equivalgono ad una sorta di Segreto di Stato, non dichiarato ma stabilito di fatto”.
Alessandro Gamberini: “Abbiamo avviato la ricerca della verità con onesta attenzione a tutte le ipotesi; strada facendo ci siamo resi conto che altri si comportavano in modo ben diverso, cercando di occultare elementi di prova e di sottovalutare evidenze indiscutibili”.
Andrea Purgatori: “La percezione che il DC 9 fosse stato abbattuto emerse immediatamente dopo la sua caduta. Nei giorni immediatamente successivi questa ipotesi fu consolidata dalle testimonianze informali di chi vide agli schermi radar quello che era successo. Poi è stata tutta una marcia indietro e la tesi del cedimento strutturale, per quanto priva di qualsiasi riscontro, fu tenuta in piedi per due anni. Qualcuno, evidentemente, aveva interesse a chiudere alla svelta l’incidente”.
Non presenti fisicamente all’incontro, ma portatori di testimonianze coraggiose e autorevoli, di grande rilievo sostanziale, l’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga e l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Francesco Cossiga (febbraio 2007): “A far cadere il DC9, secondo quanto mi riferirono i servizi segreti, fu un missile lanciato da un aereo militare francese”. In seguito a questa testimonianza, la Procura di Roma (PM Monteleone e Amelio) ha deciso di riaprire l’inchiesta.
Giorgio Napolitano (maggio 2011): “Intorno alla Strage di Ustica, oltre ad intrecci eversivi, ci furono anche forse intrighi internazionali che non possiamo oggi non richiamare, insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, ad inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità”.
E poi una domanda inquietante: perché il leader libico Gheddafi, il 2 luglio 1980, pubblicò sul quotidiano palermitano “L’Ora” questo necrologio: “Il Consolato Generale della Giamahiriah Araba Libica Popolare Socialista partecipa sinceramente al dolore che ha colpito i familiari delle vittime della sciagura aerea di Ustica e manifesta tutta la sua solidarietà al Presidente della Regione e al Presidente dell’ARS (Assemblea Regionale Siciliana n.d.r.) per questo grave lutto che ha colpito la Sicilia”
Nel febbraio 1998, in un’intervista alla stampa, Gheddafi dichiarò: “Io sono il testimone, perché io in quelle ore andavo in aereo verso la Jugoslavia ed io ho visto in mare la Sesta Flotta americana che manovrava dalle parti di Ustica. C’erano navi militari degli Stati Uniti. La gente che era con me temeva, aveva paura che ci abbattessero con un missile. Però noi, a differenza dei passeggeri del volo Itavia, siamo arrivati a destinazione sani e salvi. Quando abbiamo sentito dell’abbattimento di questo aereo civile, abbiamo capito che probabilmente noi eravamo l’obiettivo. E che loro volevano buttar giù il mio aereo”.
Infine, la Suprema Corte di Cassazione, nella sentenza 10285 del 11 febbraio 2009, che censura la sentenza di appello dove si nega il risarcimento dei danni all’Itavia: “gravava sul Ministero della Difesa l’obbligo di assicurare la sicurezza nei cieli e di impedire l’accesso di aerei non autorizzati o nemici, e sul Ministero dei Trasporti, attraverso l’apposito Commissariato, l’assistenza e la sicurezza del volo”.
L’incontro di Roma ha confermato che la Strage di Ustica costituisce vicenda ancora “viva”, nel cuore di chi ha sofferto la morte di un congiunto, ma anche nel cuore dei cittadini italiani offesi da omissioni e allarmanti leggerezze.