Ustica: il Mig era inseguito da due F-16. Lo afferma un testimone oculare.

di | 27 Giugno 2011

«Era il 27 giugno del 1980, un venerdì, ne sono certo. Erano passate da qualche minuto le ventuno, e quello che ho visto non l’ho mai dimenticano né raccontato a un magistrato né, tantomeno, a un giornalista. Mi fu consigliato di non parlare». Siamo in Calabria, precisamente a Sellia Marina, provincia di Catanzaro. Su un terrazzo del villaggio turistico Hotel Triton c’è un imprenditore in vacanza con sua moglie. L’uomo, che oggi vive in Toscana, è di origini calabresi e nel giugno dell’Ottanta aveva trent’anni.
Alle sue spalle svettano le montagne della Sila e proprio di fronte i suoi occhi, il sole bagna, a poco a poco, il mar Ionio. Della tragedia di Ustica, del Dc9 Itavia, precipitato nel Tirreno con i suoi ottantuno passeggeri quella stessa sera e intorno a quello stesso orario (le 20.59), il testimone non sa nulla. Nessuno sa nulla. Nessun telegiornale ha ancora lanciato la notizia. Nessuno ha ancora iniziato le ricerche di quell’aereo che, dopo il tramonto, è scomparso dagli schermi radar.
«Quel giorno io e mia moglie eravamo in Calabria, a Sellia Marina precisamente, e alloggiavamo al Triton».
Comincia così il suo racconto inedito, che ascoltiamo solo trentuno anni dopo quella lunga notte. La stessa che quest’uomo non ha mai dimenticato.
«Prima di andare a cena eravamo sul terrazzo. Guardavamo le montagne della Sila, erano circa le 21 e 05, massimo le 21 e 10». Guardando una cartina ingiallita dell’Igm, piena di appunti e di frecce, l’imprenditore si fa più preciso: «Guardavamo in direzione di Sersale e in lontananza, proprio verso la Sila, si vedevano come dei fuochi d’artificio. La cosa strana era che erano solamente orizzontali: raffiche velocissime che avevano lo stesso colore della luce emessa dalle lampadine a filamento, e quei bagliori sono durati almeno un minuto. Ho guardato meglio, c’era ancora luce, e ho visto che c’erano degli aerei in salita verso Crotone: ho avuto la sensazione che uno rincorresse l’altro sparandogli. Dopo alcuni minuti, forse cinque, ma anche meno, ne ho visti altri due, li ho sentiti arrivare alle mie spalle, potrebbero aver sorvolato Catanzaro, venivano da Sud-Sud-Ovest. Volavano a bassissima quota, a pelo d’acqua e paralleli in direzione di Capo Rizzuto». [Guarda la ricostruzione]
Quell’immagine è, ancora oggi, chiara e ben fissata nei suoi ricordi. Il racconto appare genuino. Sembra non essere stato contaminato da nessun interesse. Il testimone, infatti, è un cittadino qualunque e di caccia e battaglie aeree, fino a quel momento, ne sapeva poco e niente.
«Sì, sono sicuro, quelli sul mare erano dei caccia militari, colore verde mimetico e sotto le ali non avevano coccarde. Negli anni successivi mi sono documentato, ho guardato decine di foto, per me erano due F-16. Poi mi hanno detto che di quel colore li avevano solo gli israeliani». E gli aerei sulla Sila? «Non le so rispondere, erano troppo lontani, ma sono certo che tra loro c’è stato un duello e in quello stesso contesto i due F-16 hanno avuto un ruolo».
L’imprenditore non parla di quel Mig 23 libico, entrato e uscito decine di volte dall’affaire Ustica. Lo tiene fuori dal suo racconto. Non vuole inquinarlo, ma è ben consapevole che per anni se n’è parlato e che proprio sulla Sila, a Colimiti di Castelsilano, in località Timpa delle Magare, si trova il punto dove ne furono rinvenuti i rottami. Quel punto è a circa quaranta chilometri, in linea d’aria, da Sellia Marina.
Cinque minuti prima del passaggio dei due caccia sullo Ionio, guardando la Sila, quest’uomo vide il Mig e il suo inseguitore? E’ probabile. Non a caso quanto afferma combacia e conferma altre testimonianze, già agli atti dell’inchiesta di Ustica.
La nostra Aeronautica Militare ha sostenuto per anni che quel Mig libico finì lì il 18 luglio (tre settimane dopo la strage di Ustica), e che quell’incidente non aveva nulla a che fare con la sorte del Dc9. Di quel Mig sappiamo anche altro ma, per ora, vale la pena tornare alle parole del testimone:
«La mattina seguente, il 28, stavo rientrando in Toscana. Sull’autostrada per Cosenza mi fermai per fare rifornimento di carburante e al bar lessi su un quotidiano che era precipitato un aereo civile vicino all’isola di Ustica».
Il Mig entra nel racconto del nostro testimone tre settimane dopo: «Lo appresi leggendo il giornale. C’era un articolo che raccontava di un caccia libico trovato sulla Sila e allora collegai il fatto a ciò che avevo visto la sera del 27 giugno a Sellia Marina».
Fin qui abbiamo raccontato ciò che l’imprenditore ha visto, ciò che lo trasforma in un testimone oculare. Abbiamo chiesto a quest’uomo di sessant’anni, di cui preferiamo non fare il nome per ovvie ragioni (ma pronti a svelare l’identità qualora richiesta dai magistrati), di scremare il suo racconto. Di attenersi solo a ciò che aveva visto. Di far finta di non sapere di Ustica, di quel Mig e di tutto il resto. Ha fatto un grande sforzo e ha sempre percepito che ciò che riferiva avrebbe potuto avere il sapore del “solito racconto da mitomane”. Perché in questa storia, di personaggi così – falsi testimoni in cerca di notorietà – ce ne sono in ogni angolo.
«Mi creda, non avrei alcun interesse, alla mia età non mi metterei nelle mani di un giornalista. Ho una famiglia, una rispettabile azienda. Controlli pure. Non andrei a infilarmi in un ginepraio come questo solo per finire sui giornali. Non dica chi sono, non scriva dove abito, ma sappia che quello che le ho raccontato sono pronto a metterlo a verbale davanti ad un magistrato. Volevo raccontare quello che ho visto, anche se, a dire il vero l’ho anche fatto sebbene avessi seguito, in parte, il consiglio di un mio amico giudice. Lui, che oggi non c’è più, infatti mi sconsigliò di andare a testimoniare e lo ascoltai: non andai a testimoniare ma… un giorno telefonai al giudice Priore (Rosario, titolare dell’istruttoria sul disastro di Ustica, ndr). Non gli dissi il mio nome, perché avevo paura, erano decedute in modo sospetto delle persone legate a questo fatto».
Perché lo racconta a un giornalista, addirittura trentuno anni dopo? «Mi appassionai a questo fatto. Venni a sapere che il medico che per primo vide il cadavere del pilota del Mig disse che era deceduto da circa venti giorni. Sono calabrese, come quel dottore, e ho saputo, ma non so se è vero, che quel medico fu bastonato a sangue all’aeroporto di Caselle a Torino e poi costretto a cambiare versione e sostenere che quel cadavere non era in avanzato stato di decomposizione. A Sellia Marina, a due passi dall’albergo dove alloggiavo quella sera, in quegli anni c’era una base americana (in uso anche alla Nato, ndr): qualcuno è andato a chiedere se videro qualcosa? Ho appreso anche altro: alcuni militari in servizio in una base della nostra Aeronautica a Milazzo (di cui il testimone afferma di conoscere l’identità, ndr), dopo quella notte, furono trasferiti a Firenze, è vero?».
A questo punto del racconto abbiamo chiesto all’imprenditore di attualizzare la sua testimonianza. Mescolare ciò che aveva visto con ciò che ha successivamente sentito o letto: «Certo una convinzione me la sono fatta ma, ovviamente, è solo la mia opinione. Sicuramente quei caccia che inseguivano il Mig, erano degli F-16 e se non sbaglio gli unici ad avere quel velivolo nel 1980 erano gli israeliani. Perché nessuno li ha tirati in ballo? Non ho mai sentito parlare degli israeliani, sempre dei francesi e degli americani». C’erano anche gli israeliani in volo? Sebbene questa circostanza non ha mai ricevuto conferma da parte di alcun testimone, l’uomo potrebbe avere ragione. Questo, però, resta un sospetto. Dubbio che ha sempre sfiorato le indagini e velato le inchieste giornalistiche.
Le affermazioni di questo nuovo testimone, non sono supposizioni. Lui con la sua verità mnemonica coinvolge Israele, uno dei primi paesi a dotarsi di F-16 A/B Falcon. A ben guardare, i primi 75 con la colorazione mimetica, entrarono in servizio, proprio negli anni ’80 (ma non vi è certezza sul mese) e ad Israele capitò di far a meno delle coccarde per compiere alcune missioni segrete. Una fra tutte, quella contro il reattore nucleare, costruito a Osirak in Iraq, con l’aiuto di tecnici italiani e francesi. Quale poteva essere la missione dei due F-16 avvistati sulla Calabria? Quel che appare certo è che non fosse rivendicabile e, a voler continuare con una congettura, magari proprio per colpire un trasporto di uranio verso l’Iraq o verso la Libia. Ciò che purtroppo, resta (col)legato alla realtà è che il tutto avvenne in un contesto di guerra, attraverso un’azione di cui il Dc9 fu vittima fortuita.
Quel Mig ha a che fare con Ustica e forse il leggendario vaso di Pandora è proprio il suo ruolo: come disse una volta Giovanni Spadolini ai giornalisti «scoprite cosa gli è successo e troverete la chiave per capire la strage di Ustica». L’Aeronautica afferma, da quell’estate dell ’80, che il caccia di Gheddafi cadde la mattina del 18 luglio e che il suo volo, non aveva nulla a che fare con la torbida vicenda del Dc9. Le cause della caduta, secondo l’arma azzurra, sono altrettanto chiare: era rimasto senza carburante. Lo pilotava Ezzedin Fadah El Khalil, 30enne siriano di origine palestinese. Forse ai comandi del Mig c’era lui. Un’altra ipotesi, perché tuttora, qualcuno sospetta invece che quel pilota, fosse italiano (indossava gli stivali e la tuta della nostra Aeronautica militare) e che in realtà stesse cercando di atterrare all’aeroporto di Crotone per rifornirsi. Il corpo di questo pilota viene successivamente trovato in avanzato stato di decomposizione, con evidenti tracce di putrefazione dei tessuti, tanto che ne risultò impossibile il prelievo delle impronte.
I due medici calabresi incaricati di eseguire l’autopsia, in una prima perizia, parlarono di “una morte risalente ad almeno venti giorni prima del 18 luglio”. Dopo, e successivamente alle “chiacchierate” pressioni esercitate sugli specialisti, è forte però il sospetto che (direttamente o indirettamente) furono costretti a scrivere una seconda relazione. Una nuova storia clinica del cadavere tanto da avere conclusioni diverse dalla precedente.
Per l’ordine obiettivo-storico dell’esame necroscopico, infatti, il cadavere, precedentemente in avanzato stato di decomposizione, è adesso “appena deceduto” e il sangue rappreso, liquido.
Quel Mig, vale la pena ricordarlo, aveva qualche buco di troppo sulla carlinga. Buchi, diranno gli esperti, compatibili con le traiettorie dei colpi sparati da un mitragliatore. Per l’Aeronautica (da sempre alle prese con l’incombenza, assai imbarazzante, di dimostrare il contrario), le lamiere del Mig al momento della caduta erano intatte. Strano poi apprendere che furono sottoposte ad alcuni esperimenti atti a verificare la capacità di penetrazione dei proiettili. A oggi, quindi, nessun mistero: a sparare fu l’Aeronautica dopo l’incidente per dei test. Punto.
Quel velivolo libico interessava a molti: alla Cia, ai nostri Servizi (il Sismi e il Sios) e a quelli di tutto l’Occidente; pure ai Carabinieri di Crotone che a fine giugno, lo cercano sulla Sila anche se, per anni, negheranno di essersene interessati. Un Mig che verosimilmente “buca” lo spazio aereo italiano mentre nel basso Mediterraneo è in corso un’imponente esercitazione della Nato denominata “Natinad Demon Jam V”.
La testimonianza di quest’uomo (attesta di aver visto quell’aereo e chi lo inseguiva, lo stesso giorno e alla stessa ora della tragedia di Ustica), si aggiunge a quelle già rese da altri calabresi. Spettatori che, da angolazioni diverse, videro più o meno la stessa cosa. Molti di loro non riuscirono, però, a consegnare agli inquirenti la certezza che quanto avvenne a Castelsilano era realmente legato a ciò che si verificò nei cieli di Ustica. Una mancata consegna da attribuire alla paura, alla scarsa memoria o, semplicemente, all’assenza di nessi.
Del resto, in questa storia, incerta è pure la traiettoria di volo del Mig, perché non sappiamo quanto videro i radar del basso Tirreno né cosa registrarono, da quelle prospettive, le stesse stazioni mentre il Dc9 si scontrava col suo destino.
Una conclusione la dobbiamo però ai periti: “non era possibile considerare congruente la traiettoria del Mig 23” con la traccia del radar di Otranto LJ054 che nella pasticciata relazione della Commissione italo-libica è attribuita al Mig. Quella traccia appare invece piuttosto compatibile con quella di un altro velivolo, diverso dal Mig 23, osservato da un teste oculare in prossimità di Capo Rizzuto. Gli stessi periti chiariranno poi, in un supplemento, anche come non era “comunque possibile addivenire a una risposta certa in ordine all’effettiva data di caduta del Mig”. Gli esperti Casarosa, Delle Mese e Held, incaricati dal giudice Priore di indagare sull’incidente di Castelsilano, concludono, infatti, che la ricostruzione della rotta seguita dal Mig è “incompatibile con la versione ufficiale fornita dai libici”.
Cioè quel caccia, tenuto conto del carburante imbarcato e delle caratteristiche della missione effettuata, non aveva sufficiente autonomia per coprire la tratta Benina (Bengasi)-Castelsilano, e che le caratteristiche della traiettoria di volo poco prima dell’impatto, ipotizzate dalla Commissione italo-libica (velivolo proveniente da Sud, pilota in stato d’incoscienza, motore spento), “non corrispondono a quanto osservato dai numerosi testimoni oculari”.
Ad allargare l’alone di mistero, già fitto intorno alla vicenda, è un biglietto scritto in arabo trovato tra i rottami del Mig. Nel gennaio del 1997 ne parla a Priore un ufficiale dell’Aeronautica in congedo, Enrico Milani. L’uomo visionò negli uffici del Sios quanto rinvenuto a Castelsilano e ciò che palesò, fa tremare i polsi: «riconobbi in una carta dei numeri scritti, stampati in arabo, pertinenti evidentemente alle tabelle di volo. Vidi poi un piccolo pezzo di carta bruciacchiato sito in un pezzo di busta lacerata. Questo pezzo recava delle diciture vergate a mano che recitavano una sorta di dichiarazione: “io sottoscritto pilota… colpevole dell’abbattimento e della morte di tanti…”. Si trattava di una dichiarazione di responsabilità, il nome del pilota, dalla dichiarazione, risultava essere “Khalil”». Ezzedin Fadah El Khalil.
E’ al generale Zeno Tascio, allora a capo del Sios (Servizio Informazioni dell’Aeronautica), che Milani avanza anche un’ipotesi, l’ennesima sul caso ma, come tutte, degna di nota. Quel pilota, secondo l’ex ufficiale, oltre la lingua araba conosceva anche i dettami dell’Islam.
Secondo l’ufficiale, coerentemente ai dettami del Corano e in obbedienza a un ordine impostogli dai vertici del regime del suo Paese, il pilota usò il biglietto per manifestare la volontà di espiare una grande colpa (aver abbattuto un aereo civile?) con un gesto suicida.
Milani dice anche altro: la “matricola” incisa sulla lamiera del velivolo era composta da due numeri, uno in cifre arabe, collocato a destra, e l’altro in cifre occidentali, a sinistra. Gli inquirenti, a questo punto, gli mostrano gli atti in loro possesso. Gli chiedono di confermare l’esatta corrispondenza con quelle che il generale Tascio gli fece vedere negli uffici del Sios. Lui risponde di no: “sono scritte sempre in arabo ma non sono quelle”.
Che fine ha fatto il biglietto scritto dal pilota? Cosa c’era scritto esattamente? Era una prova importante, ma come tutte le prove legate al caso Ustica fece una brutta fine. Ecco quale, dalle conclusioni del giudice Priore: “È difficile poter dire quale fosse l’esatto contenuto di questo scritto. Di certo esso esisteva, ed è stato fatto sparire. Di certo esso conteneva una sorta di invocazione di perdono, e per questo motivo si è temuto che potesse divenire di pubblico dominio. A cosa si riferisse non è però possibile dirlo con certezza. Potrebbe essere una specie di preghiera che ogni buon mussulmano, in particolare se rischia la vita con la sua attività e se tale attività cagiona o ha cagionato morti, porta con sé”.

di Fabrizio Colarieti per Notte Criminale/stragi80.it [Link originale]

Rassegna stampa:

Nuovo testimone, ‘Duello aereo sulla Sila’ – “Ansa”

Ustica: nuovo testimone, vidi aerei sparare era sulla Sila, pronto a testimoniare davanti ai magistrati – “Ansa”

Il mistero di Ustica, 31 anni dopo – di Angela Gennaro “Il Riformista”

Un nuovo testimone: “Quella sera vidi nei cieli una battaglia aerea”  – di Antonella Beccaria “Il Fatto – Emilia Romagna”

Ustica, spunta un nuovo testimone – “Corriere di Bologna”

Ustica, Napolitano a 31 anni dalla strage: ogni sforzo per rimuovere tutte le ombre – “Il Messaggero” del 27 giugno 2011

I misteri di Ustica – di Paolo Forni “Corriere Adriatico”

32 pensieri su “Ustica: il Mig era inseguito da due F-16. Lo afferma un testimone oculare.

  1. stragi80.it

    USTICA:NUOVO TESTIMONE, DUELLO AEREO SULLA SILA IL 27 GIUGNO (ANSA) – ROMA, 27 GIU – A 31 anni dalla strage di Ustica un nuovo testimone racconta per la prima volta il duello aereo che si svolse nei cieli della Calabria, a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro. Quella sera il testimone, che ha chiesto riservatezza sulla sua identità ma che è pronto testimoniare davanti ai magistrati, vide aerei che vicino Crotone si inseguivano e sparavano. Secondo i raffronti fatti successivamente, il testimone vide due F-16 senza insegne e coccarde, di colore verde mimetico. Tutti volavano a bassissima quota. ”Guardavamo in direzione di Sersale e in lontananza, proprio verso la Sila, si vedevano come dei fuochi d’artificio. La cosa strana era che erano solamente orizzontali: raffiche velocissime che avevano lo stesso colore della luce emessa dalle lampadine a filamento, e quei bagliori sono durati almeno un minuto. Ho guardato meglio, c’era ancora luce, e ho visto che c’erano degli aerei in salita verso Crotone: ho avuto la sensazione che uno rincorresse l’altro sparandogli. Dopo alcuni minuti, forse cinque, ma anche meno, ne ho visti altri due, li ho sentiti arrivare alle mie spalle, potrebbero aver sorvolato Catanzaro, venivano da Sud-Sud-Ovest. Volavano a bassissima quota, a pelo d’acqua e paralleli in direzione di Capo Rizzuto”.”Quelli sul mare – ha spiegato il testimone a Fabrizio Colarieti, che stamane pubblica tutto sul blog “Notte Criminale” – erano dei caccia militari, colore verde mimetico e sotto le ali non avevano coccarde. Negli anni successivi mi sono documentato, ho guardato decine di foto, per me erano due F-16. Poi mi hanno detto che di quel colore li avevano solo gli israeliani”. E gli aerei sulla Sila? ”Non le so rispondere, erano troppo lontani, ma sono certo che tra loro c’è stato un duello e in quello stesso contesto i due F-16 hanno avuto un ruolo”.(ANSA). CP 27-GIU-11 12:21 NNN

    1. Agkistrodon contortrix

      I don’t think this witness actually saw two F-16s :

      1) The very first F-16As were delivered to IAF/IDF (Israeli Air Force) in July 1980, later than Ustica shootdown. And receiving it does not mean operationnal with the type.

      2) The early Israeli F-16s were camouflaged two tone Brown and light green on top and light blue bottom. Definitely not what the witness described.

      3) At this time the the F-16 has no capability of firing SARH missile as those presumably used to shoot down the DC-9.

      About other aircraft mentioned in Ustica case as flying in the vincinity:

      – The F-104S of Regia Aeronautica wore a two tone grey and green camouflage on top surfaces and light grey underside. They were armed with a high rate firing gun and Infra-red (AIM-9) and SARH (Selenia Aspide) missiles. Like the F-16 it had small wing and is single engined. All are now retired.

      – The A-7E Corsair II of the USN (USS Saratoga) : Its main role is ground attack. It is a subsonic aircraft. For self defense it could use infra-red only (AIM-9) missiles or the same Vulcan gun as the F-104. At this time camouflaged in grey or grey/white. Certainly not the “killer” of either the DC-9 (no capacities of firing SARH missile) or either the MiG-23 (not a match for this potent fighter)

      – F-14A Tomcat of the USN : Definitely no! The USS SARATOGA,the carrier on-line at this time had only F-4 Phantoms on strenght, no F-14s. VF-31 and VF-103 were transformed on F-14s after this cruise.

      – F-4J Phantom II of the USN : Two squadrons (VF-31 and VF-103) were aboard USS Saratoga. Almost certainly not the aircraft seen by the witness : the F-4J had no gun (it carried only missiles) and was camouflaged gray on top surfaces and white on bottom (it is a naval aircraft). And, last but not the least it is a two engined aircraft and bears no ressemblance at all with the F-16. In other hand it carries 4 AIM-7 Sparrow SARH missiles. One of these could have been fired at the DC-9…. but why ? Khadaffi was not the main concern of the USA at this time. Khomeiny was.

      Mirage F-1C of the Armée de l’Air (France) : the main french fighter at this time. Able to carry and fire two SARH missiles ( Matra 530 or Super-530F). Also armed with two 30mm cannon. Camouflaged at this time on dark blue grey on top surfaces and metallic grey underside. Single engined and short winged… just like the F-16. Detachment frequently dispatched to Solenzara (Corsica). Would have been under control of RHODIA radar station or / and FOCH aircraft carrier if operating in the area.

      1. Ramon Cipressi

        Riporto:

        Nel Giugno del 1980 nel Tirreno si trovavano sicuramente F4-Phantom e Crusader/Corsair imbarcati sulla Saratoga o a terra a Napoli, F-5 certamente a Decimomannu assieme a F-15 dell’USAF, tra l’altro F-5 atterrarono anche ad Aviano il 27 Giugno. Ancora F-15 a Sigonella, (a portata di Sila). Giustamente non F-16 che arrivarono qualche anno dopo sul teatro europeo, quindi il testimone, certamente non esperto di aerei, avra’ facilmente confuso sigle e modelli. Per quanto riguarda i francesi come intercettori disponevano di Mirage F-1 basati a Solenzara in Corsica, quindi a portata di “teatro”. Questo per quanto riguarda gli aerei in grado di intercettare un aereo incursore nemico, poi vi erano altri aeromobili ma con caratteristiche diverse adatti al bombardamento o al trasporto.

        Per quanto riguarda gli F-14 citati dal maresciallo dello SHAPE NATO (quello che telefonera’ alla RAI, in diretta ) non erano imbarcati a Giugno sulla Saratoga che li prendera’ solo a fine anno, ma, se sono entrati in azione, appartenevano ad un’altra portaerei USA, che participera’ alle esercitazioni Bright Star ’80 in Egitto nell’Agosto ’80

        … appunto, la Kennedy, montava gli F-14a gia’ nel 1980. E’ ufficialmente data in arrivo in Egitto a Luglio 1980, ma sugli spostamenti reali di queste Capital ships non c’e’ mai grande certezza per ovvi motivi, quindi non si puo’ escludere la sua presenza nel Mediterrano gia’ a fine Giugno o, quantomeno che fosse stata anticipata almeno da una parte del suo Stormo imbarcato, magari giusto a Sigonella.

        Ramon Cipressi (Noi Ricordiamo)

        1. sg

          L’unico cosa concui concordo con Cipressi: andate ad indagare sulla Kennedy CV67.

      2. mario albrizio

        Il profilo di un F16 NON può essere confuso né con un F104 né con un Mirage.

        Il testimone ha detto di aver visionato molte foto.

        O non gli crediamo. O se gli crediamo bisogna concludere che ha riconosciuto un F16.

        Tertium non datur.

        1. sg

          Dalla descrizione che fa dei traccianti (“fuochi artificiali orizzontali”, “colore delle luci a filamento”) e dal modo con cui lo fa, senza evidentemente sapere cosa sono i colpi traccianti, dovrebbero essere sufficienti a convincere chiunque delle sua buona fede e della genuinità della sua testimonianza.
          Sull’F16 sicuramente sbaglia, non potevano essere F16, ma la rotta, il numero, l’ora e la direzione non puo averla sbagliata (non ne avrebbe motivo, se fosse un depistagtore avrebbe citato un modello di aereo corretto).
          In un precedente commento avevo gia accennato la descrizione completa che il testimone fa dei due aerei e, a mio parere, la descrizione coincide perfettamente con due MIG21. E in modo inequivocabile, dato che descrive dettagli molto specifici ed a volte unici del MIG21, come le ali a delta e il pungiglione sul muso. A dire il vero la descrizione coinciderebbe parzialmente anche con l’areo visto dal dott. Brogneri volare basso su catanzaro, e il testimone di Sellia marina i due arei li vede arrivare proprio da catanzaro e molto bassi. anche l’orario coinciderebbe, solo che in un caso (brogneri) ha visto un aereo e il testimone di sellia due (ricordo inoltre l’esplicita risposta negativa si questo sito del dott. brogneri alla mia ipotesi). Coumque perdeteci due minuti e andate a vedervi le foto del MIG21, ne vale la pena.

        2. SG

          Se andate su wikipedia ci sono delle bellissime immagini di proiettili traccianti di vario tipo. Potrete verificare che la descrizione “naif” che il testimone fa è molto efficace e azzecata. In effetti i proiettili traccianti sono dei veri e propi fuochi artificiali in quanto utilizzano le stesse miscele di quest’ultimi. Anche il colore è ben descritto. E tutto questo, ribadisco, senza che evidentemente il testimone conoscesse minimamente l’esistenza di questi proiettili traccianti in quanto non ne cita mail il nome corretto.

  2. stragi80.it

    USTICA: BONFIETTI, NUOVO TESTIMONE? VADA DAL GIUDICE (ANSA) – BOLOGNA, 27 GIU – «Che vada dal giudice a raccontarlo». Così ha reagito Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, alla notizia di un nuovo e anonimo testimone, che 31 anni dopo il disastro aereo del Dc9 Itavia Bologna-Palermo ha raccontato al blog ‘Notte criminale’ di aver assistito, la sera del 27 giugno 1980, ad un duello aereo sulla Sila. «Non mi interessa molto dopo 31 anni. Non me ne faccio nulla», ha commentato Bonfietti, raggiunta al telefono dall’ANSA: «se lo diceva 31 anni fa – ha proseguito, era meglio. Comunque ciascuno è libero di fare qualungue cosa. Della sua coscienza risponde lui». La presidente, diversamente da quanti come il sottosegretario Carlo Giovanardi propendono per una bomba esplosa all’interno del velivolo, si è sempre detta convinta che la causa della distruzione del Dc9 sia stato un missile partito durante un atto di guerra in tempo di pace. (ANSA)

  3. stragi80.it

    USTICA: NUOVO TESTIMONE, VIDI AEREI SPARARE ERA SULLA SILA, PRONTO A TESTIMONIARE DAVANTI AI MAGISTRATI (ANSA) – ROMA, 27 GIU – Un nuovo testimone si fa avanti a 31 anni dalla strage di Ustica. Quella sera nei cieli della Calabria vide un vero e proprio duello aereo e aerei senza alcuna insegna o coccarda di identificazione. La testimonianza è stata raccolta dal giornalista Fabrizio Colarieti e compare stamane sul blog «Notte Criminale». Colarieti è uno specialista di Ustica, avendo realizzato il più completo sito sulla vicenda. Il testimone, che ha nome e cognome ed è pronto a testimoniare, dopo mille dubbi, davanti ai magistrati romani racconta di aver avuto a suo tempo il «caldo» il consiglio di non parlare su quello che vide a Sellia Marina,in provincia di Catanzaro in Calabria, la sera del 27 giugno del 1980 mentre era in vacanza all’Hotel Triton. «Prima di andare a cena eravamo sul terrazzo con mia moglie. Guardavamo le montagne della Sila, erano le 21:05, massimo le 21:10». «Guardavamo in direzione di Sersale e in lontananza, proprio verso la Sila, si vedevano come dei fuochi d’artificio. La cosa strana era che erano solamente orizzontali: raffiche velocissime che avevano lo stesso colore della luce emessa dalle lampadine a filamento, e quei bagliori sono durati almeno un minuto. Ho guardato meglio, c’era ancora luce, e ho visto che c’erano degli aerei in salita verso Crotone: ho avuto la sensazione che uno rincorresse l’altro sparandogli. Dopo alcuni minuti, forse cinque, ma anche meno, ne ho visti altri due, li ho sentiti arrivare alle mie spalle, potrebbero aver sorvolato Catanzaro, venivano da Sud-Sud-Ovest. Volavano a bassissima quota, a pelo d’acqua e paralleli in direzione di Capo Rizzuto». Il racconto appare genuino. Sembra non essere stato contaminato da nessun interesse. Il testimone, infatti, è un cittadino qualunque e di caccia e battaglie aeree, fino a quel momento, ne sapeva poco e niente. «Sì, sono sicuro, quelli sul mare erano dei caccia militari, colore verde mimetico e sotto le ali non avevano coccarde. Negli anni successivi mi sono documentato, ho guardato decine di foto, per me erano due F-16. Poi mi hanno detto che di quel colore li avevano solo gli israeliani». E gli aerei sulla Sila? «Non le so rispondere, erano troppo lontani, ma sono certo che tra loro c’è stato un duello e in quello stesso contesto i due F-16 hanno avuto un ruolo». «La mattina seguente, il 28, stavo rientrando in Toscana. Sull’autostrada per Cosenza mi fermai per fare rifornimento di carburante e al bar lessi su un quotidiano che era precipitato un aereo civile vicino all’isola di Ustica». «Mi creda, non avrei alcun interesse, alla mia età non mi metterei nelle mani di un giornalista. Ho una famiglia, una rispettabile azienda. Controlli pure. Non andrei a infilarmi in un ginepraio come questo solo per finire sui giornali. Non dica chi sono, non scriva dove abito, ma sappia che quello che le ho raccontato sono pronto a metterlo a verbale davanti ad un magistrato…. Un giorno telefonai al giudice Priore (Rosario, titolare dell’istruttoria sul disastro di Ustica, ndr). Non gli dissi il mio nome, perch‚ avevo paura, erano decedute in modo sospetto delle persone legate a questo fatto». «A Sellia Marina, a due passi dall’albergo dove alloggiavo quella sera, in quegli anni c’era una base americana (in uso anche alla Nato, ndr): qualcuno è andato a chiedere se videro qualcosa? Ho appreso anche altro: alcuni militari in servizio in una base della nostra Aeronautica a Milazzo (di cui il testimone afferma di conoscere l’identità, ndr), dopo quella notte, furono trasferiti a Firenze, è vero?». «Certo – conclude il nuovo testimone – una convinzione me la sono fatta ma, ovviamente, è solo la mia opinione. Sicuramente quei caccia che inseguivano il Mig, erano degli F-16 e se non sbaglio gli unici ad avere quel velivolo nel 1980 erano gli israeliani. Perché‚ nessuno li ha tirati in ballo? Non ho mai sentito parlare degli israeliani, sempre dei francesi e degli americani?». (ANSA)

  4. Roland

    In un programma televisivo condotto da Vespa trasmesso dopo la strage di Ustica, luglio 1980 da un bravissimo Generale del E.I., viene descritto perfettamente l’ipotesi (reale) di come è avvenuto l’incidente.

  5. Matteo

    Non confondiamo…l’uomo ha detto di aver visto due aerei in livrea mimetica; POI negli anni, documentandosi è arrivato alla conclusione che fossero due F16; l’idea che, apparentemente, i velivoli fossero di nazionalità Israeliana, è nata dal fatto che, al tempo, Israele era l’unica nazione ad avere in dotazione F16 con livrea mimetica, dettaglio che l’uomo dice di ricordare…
    E’ vero che il sole, in questo periodo, tramonta verso le 20:30, ma è altrettanto vero che fino alle 22:00 c’è una discreta visibilità; anche se non sono un esperto di aerei, alle 21:30, riesco a “notare” se un aereo passa nelle vicinanze e anche la sua colorazione…
    Non sto dicendo che le affermazioni siano sicuramente veritiere, ma che sono plausibili.

  6. Betty boop

    Ma questo dopo 31 anni si ricorda del modello degli aerei e soprattutto mimetismo…avrà mica letto “Il quinto scenario….”.

    E’ molto più verosimile la testimonianza dell’Avvocato che vide un aereo con ali a delta…

    Sta testimonianza lascia qualche perplessità…

  7. Francesco

    Secondo me in tutte le storie poco chiare dell’Italia ci sono sempre di mezzo i francesini.
    L’ultimo caso dell’attacco alla Libia di Gheddafi foraggiato da loro per bloccare l’ espansione dell’Eni ne è una riprova.
    Da sempre non accettano la nostra superiorità e hanno come gli inglesi terrore della crescita politica e internazionale dell’Italia.
    Ecco anche perchè sono sicuro che in tutte le vicissitudini ultime interne ( continui attacchi all’attuale governo con preciso intento di farlo cadere ) ci sia lo zampino dei servizi segreti di questi paesi ( compresi gli americani ) i quali vogliono che l’Italia vada in mano a persone mediocri ( Di Pietro o Bresani o oltra ciurmaglia ) buona solo a far sì che l’Italia continui ad abbassare la china.
    Berlusconi è persona troppo intelligente e i suoi intenti ( accordi con Libia e Russia ) di portare l’Italia al gradino internazionale che merita fanno loro paura.
    Questi paesi fanno il cosiddetto doppio gioco cercando ( con ogni mezzo ) di buttare discredito su di lui e far credere alla ciurmaglia italiana che i bravi sarebbero i predetti altri ( ma come ho pre indicato tutto ciò è fatto con solo unico intento di mettere l’Italia in mano a persone che valgono zero e questo a loro fa solo molto, molto comodo ).
    E’ chiaro che un paese retto da mediocri non va da nessuna parte !!!.
    Purtroppo buona parte dell’Italia non ha ancora capito che tutto ciò che da francesini, inglesi e americani viene scritto e fatto credere in riferimento alla nostra amata Italia è sempre fatto con il preciso indiretto intento di colpirci, in ogni maniera.
    Ma in Italia fortunatamente non tutti siamo fessi !!!!!!!.

    1. mario albrizio

      Sul quadro generale sono d’accordo.

      Sul Berlusconi “troppo intelligente” immagino fosse una battuta. In questo senso, divertente.

      Berlusconi, mediocre e ricattabile, è il “governante” ideale per chi vuole l’Italia in ginocchio.

      I risultati infatti si sono visti.

      E Renzi non è da meno.

  8. l

    La “pista israeliana” e’ interessante visto che abbiamo due fonti differenti che portano ad essa: la testimonianza sopracitata e Victor Ostrovsky (ex agente Mossad) nel suo libro pubblicato nel 1994 dal titolo “The other side of deception” – ISBN 0-06-017635-0. Mi risulta che tale libro sia stato edito solo in inglese.

    A pagina 248 si riferisce di una conversazione tra l’autore ed un collega inglese, avvenuta a fine Gennaio 1990 in un albergo ad Ottawa (Canada), e parte con una domanda di quest’ultimo:
    “Do you believe or think or know if the Mossad may have had any involvement in what happened to Flight 103 over Lockerbie?”
    I was dumbfounded. It took me several seconds to realize what the man had asked me. I responded almost automatically. “No way.”
    “Why?”
    “No reason. Just no way, that’s all. Up to this point, every time Israel or the Mossad has been responsible for the downing of a plane, it’s been an accident, and related directly to the so-called security of the state, like the shooting down of the Libyan plane over the Sinai and the Italian plane (thought to carry uranium) in 1980, killing eighty-one people. There is no way that they’d do this.”

    Traduzione:
    “Credi o pensi o sai se il Mossad puo’ essere implicato in quanto e’ successo al volo 103 su Lockerbie?”
    Ero perplesso. Ci misi diversi secondi a realizzare quanto mi era stato chiesto. Risposi quasi automaticamente. “In nessun modo”.
    “Perche’?”
    “Nessun motivo. Semplicemente in nessun modo, e’ tutto. Sino ad oggi, ogni volta che Israele o il Mossad e’ stato responsabile dell’abbattimento di un aereo, si e’ trattato di un incidente, ed in diretta relazione con la cosiddetta sicurezza di stato, come l’abbattimento dell’aereo libico sul Sinai e l’aereo italiano (che si pensava trasportasse uranio) nel 1980, nel quale furono uccise ottantuno persone. In nessun modo avrebbero fatto una cosa simile”.

  9. R.Cipressi

    Ragazzi, non ci “depistiamo” da soli, (ci pensa già abbastanza l’altra “parte”).
    Se ci atteniamo ai fatti, ben specificati dall’Inchiesta Istruttoria (che potete leggere su quasto stesso sito), il ruolo ed il percorso del MiG-23 sono chiari al 99%:

    (Dagli Estratti dagli atti della Conferenza al Politecnico di Torino del 09 Luglio 2010: “Ustica: la scienza ha ancora qualcosa da dire?” relatori R. cipressi – M. De montis)

    DA DOVE ARRIVAVA?:
    ( ce lo dice l’allarme scattato attorno a Firenze Peretola alle 20.20 del 27 Giugno 1980.)

    “La sera del 27 giugno 1980 un Boeing E-3 AWACS del 552° AWCW, basato sulla Tinker AFB (Oklahoma) e dal 1979 distaccato in Germania, pattugliava il cielo dell’Italia centrale, come risulta dall’Inchiesta Istruttoria.

    Da notare che l’USAF operava con questo velivolo solo dal 1977 e due esemplari erano dispiegati in Europa dall’autunno 1979, basati a Ramstein, in Germania.
    La NATO li avrà in dotazione solo dal 1982, per cui, anche se l’inchiesta cita velivoli del Comando Britannico, per ragioni evidenti si tratta di velivoli USA.

    Le strane manovre attorno al DC-9, effettuate a partire dalle 20,20 all’altezza di Firenze Peretola e notate anche dal Controllo Aereo di Ciampino, non possono sfuggire al nuovo aeroplano da allarme ed avvistamento radar precoce, il sofisticatissimo AWACS Boeing E-3A Sentry dell’USAF, in volo da ore lungo rotte concentriche sull’Appennino Toscano e sull’isola d’Elba, a copertura di uno spostamento di velivoli americani verso l’Egitto. (Si veda esercitazione Bright Star ’80).

    L’ E-3A Sentry e’ un nuovo gioiello tecnologico, un autentico “occhio nel cileo”, con il radar 3D Westighouse AN/APY-1, ad effetto Doppler, di tipo Look Down con cui può vedere anche i contatti che passano a bassissima quota, addirittura una Ferrari in corsa sull’autostrada, come dicevano scherzando i radaristi.
    E’ proprio vero, non gli scappa niente, nemmeno un solitario Mig-23, che prova a rientrare a casa dal posto sbagliato, inserendosi, come uso fare in quegli anni, sotto la pancia di un velivolo civile, per guadagnarsi un comodo e discreto “passaggio” verso casa, al riparo da occhi troppo indiscreti.

    Come ormai sappiamo, quella volta gli “occhi” videro, cambiando la destinazione di quel solitario MiG-23 ed il destino di altri 81 innocenti…”

    QUALE ERA LA SUA MISSIONE?

    “…All’improvviso, la minaccia prese effettivamente corpo, sotto forma di un solitario (si vedrà poi disarmato e probabilmente ignaro della situazione) caccia monoposto MiG-23MS “Flogger” dell’aviazione libica, anch’esso impegnato in un trasferimento “non ufficiale” lungo la rotta Iugoslavia (sede di molte basi in cui gli aerei libici effettuavano le revisioni periodiche) – Tripoli.
    Il trasferimento degli aerei appartenenti all’aeronautica libica lungo rotte civili, spesso effettuato volando in coda ad aerei di linea che ne mascheravano la traccia radar, faceva invece parte di un’altra relazione, quella fra Italia e Libia, contrapposta alla precedente, ma altrettanto radicata, tanto da concretizzare l’acquisizione di un importante pacchetto azionario FIAT da parte del governo libico.
    I governi italiani dell’epoca erano influenzati dal colonnello Gheddafi per via della disastrata situazione economica italiana e si può ragionevolmente supporre che la copertura a questi trasferimenti rientrasse tra i favori da concedere al Colonnello per ricevere il preziosissimo e vitale petrolio, nonché assicurare lo sfruttamento dei pozzi libici da parte dell’ENI ed aggiudicarsi importanti commesse militari e civili.
    Fino a quel tragico 27 giugno, i voli dei MiG attraverso l’Italia erano ormai di routine, ma quella notte la situazione era ben diversa: inavvertitamente il MiG, con molta probabilità, si era avvicinato troppo alla rotta del Ponte Aereo per l’Egitto e fu immediatamente scoperto dall’AWACS in orbita circolare a nord di Grosseto. Contestualmente due F-104 italiani, tra cui un biposto TF-104 con a bordo i Comandanti Naldini e Nutarelli, di ritorno con un allievo da una esercitazione su Verona Villafranca, trovandosi in prossimità del DC-9 su Firenze Peretola, vengono probabilmente inviati a verificare l’intrusione. Pochi minuti dopo, infatti, gli aerei italiani trasmettono per ben tre volte un segnale d’emergenza a conferma della presunta minaccia. A questo punto l’allarme è confermato alle varie basi NATO, collegate dal sistema NADGE, e si scatena una gigantesca “caccia all’intruso” con scramble (decolli su allarme) attivati anche dalla base di Grosseto e da quella francese di Solenzara (Corsica).

    CHI INTERVENNE?

    “…Benché aerei di almeno tre nazioni appartenenti alla NATO (Italia, Francia e USA) fossero in volo, la minaccia fu presumibilmente gestita dall’aviazione che doveva proteggere il Ponte Aereo Egiziano, cioè l’USAF, in collaborazione con l’US NAVY.
    Appare infatti quasi certo che gli Intercettori italiani rientrarono poco dopo l’emergenza dichiarata dall’AWACS e che alle 20,50 tutti gli aerei militari italiani fossero a terra.
    Per l’Aviazione Francese si ha notizia certa di intensa attività di volo, come accennato, dalla base Corsa di Solenzara, attività di volo che proseguì in modo inusuale fino a notte inoltrata, come testimoniato dal Generale dei CC Nicolò Bozzo, appena giunto in un albergo della zona per trascorrervi le vacanze.
    Ma quel giorno la protezione del Ponte Aereo era molto probabilmente affidata al 527th Tactical Fighter Training Aggressor Squadron, distaccato al poligono AWTI di Decimomannu (Cagliari), reparto che effettuò diversi voli proprio durante la giornata del 27 Giugno e fra questi anche alcuni atterraggi ad Aviano. Pertanto secondo la logica è ragionevole pensare che questo reparto sarebbe stato coinvolto nel
    momento in cui si fosse materializzata una minaccia per i preziosi bombardieri e trasporti militari dell’Alleato maggiore.
    Tra l’altro, i registri dei rifornimenti di Decimomannu relativi al 27 Giugno 80 sono stati “perduti”, indizio che fa pensare che contenessero informazioni interessanti. Infatti qualche tempo dopo gli eventi, gli investigatori riuscirono ad individuare l’aviere responsabile dei rifornimenti di quel giorno, che confermò come in serata fossero stati riforniti almeno un F-5 ed un F-15, entrambi caccia intercettori, in
    pieno contrasto con le consuetudini, che vedono la base chiudere le attività di volo ben prima dell’imbrunire…”

    QUALE FU IL SUO RUOLO NELL’INCIDENTE?

    “…Anche il MiG, in prossimità del Punto Condor, per qualche ragione, cambia il profilo della sua missione, che lo ha visto fino a quel momento nascondersi in coda all’I-TIGI ed effettua vistosi cambiamenti di assetto, velocità e rotta, tanto da essere notato dall’Operatore di Marsala, il Maresciallo Carico che esclamerà: “…Questo ha fatto un salto da canguro…”, notando un velivolo distanziarsi a
    destra del DC-9 e proseguire parallelamente.
    Ma le tracce improvvisamente cambiano la loro direzione, virano di 90 gradi, assumendo una traiettoria perpendicolare alla rotta del DC-9. Si percepisce distintamente un treno di più velivoli che seguono traiettorie e velocità militari, 600, 700 nodi, partiti da circa 10 miglia di distanza ed in rapido
    avvicinamento al DC-9 I-TIGI.
    Questi velivoli, con modalità differenti, intersecheranno la rotta del DC-9 ITAVIA alle ore 20,59’,45’’.
    Dopo tale istante le tracce verranno confuse (pur rimanendo riconoscibili) coi rottami del DC-9 in caduta nel letto del vento di Nord-Est.
    L’I-TIGI a questo punto, in relazione spazio-temporale certa con questi passaggi ravvicinati, subisce una destabilizzazione, sotto l’effetto di una forza impulsiva, imbarda istantaneamente verso sinistra, superando i limiti strutturali (in accordo con i dati della Douglas, la casa costruttrice) e si frammenta in due tronconi: uno anteriore, con l’ala ancora vincolata, l’altro posteriore, con gli impennaggi.
    La depressurizzazione fu istantanea ed esplosiva e la frattura della fusoliera tranciò di netto le linee di tutti gli impianti, mentre l’aeroplano senza alcun controllo precipitò come una foglia morta, fluttuando nel vuoto per alcuni minuti.
    Il Fato completò la sua tragica opera facendo precipitare i resti nella Fossa del Tirreno, profonda oltre 3.500 metri…”

    Dove è finito il MiG?:

    “…L’ultimo atto della tragedia è rappresentato dai resti del MiG-23MS libico, matricola 6950, rinvenuto ufficialmente il 18 luglio 1980 sulla Sila, in Calabria.
    La datazione del rinvenimento ufficiale, decisamente discutibile, è smentita da più fonti, in virtù delle perizie mediche effettuate sulla salma del pilota libico, le quali retrodatano la morte del pilota alla fine del giugno 1980, proprio in corrispondenza dell’incidente occorso al DC-9 ITAVIA.
    Questa tesi è inoltre suffragata da numerosi testimoni che si trovavano sulla traiettoria del MiG passato a bassa quota sulle coste calabre all’altezza di Paola: le testimonianze, che si ripotano a fine del Giugno 1980, raccontano di “un aereo militare monoposto di colore marrone a chiazze, che volava basso, inseguito da altri due caccia più grandi, biposto e bireattori di colore più chiaro del primo (La
    descrizione li rende compatibili con i caccia imbarcati F-14A Tomcat dell’US Navy o al limite con F-15B dell’USAF, di configurazione simile)”.
    I lampi e globi luminosi visti tra gli aerei che si inseguono e che spariscono in direzione dei monti della Sila, sorvolando lo stadio di Cosenza e Monte Scuro, confermano un inseguimento tra caccia ostili che sarebbe quindi perfettamente compatibile con i ritrovamenti dei rottami del MiG proprio nella direzione
    indicata dai testimoni.
    Altra considerazione che ci ha molto colpito per la sua evidenza è la seguente: tracciando una linea passante per le posizioni dei testimoni che hanno seguito il passaggio degli aerei sulla costa calabra, si arriva al luogo di ritrovamento dei rottami del MiG sulla Sila, da una parte, e prolungandola dalla parte opposta, si incrocia l’Ambra 13 proprio sul Punto Condor.
    Vale a dire che il MiG, una volta lasciato evidentemente indenne il Punto Condor, volando verso il suo punto di caduta in Calabria, non ha nemmeno cambiato rotta!…”

    QUESTO RACCONTA L’INCHIESTA, QUESTO E’ STATO RECEPITO IN GRAN PARTE DAI GIUDIZI CIVILI. IL RESTO E’ SOLO CONTROINFOMAZIONE…

    R.C.

  10. Gufy

    Contro informazione una bella ceppa!
    Secondo voi dovrei credere che per un errore del caiser come l’abbattimento di un aereo di linea ne scoppia un caso internazionale con segreti che vanno oltre trent’anni?
    Secondo voi devo credere che un MiG ancorchè Libico che si faceva i casi suoi per rientrare a casina sua costituiva un pericolo mortale per i loschi traffici dei soliti cialtroni d’oltreoceano?
    Ma per piacere, ma venite anche a parlare di controinformazione? Voi state facendo controinformazione!

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