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Prodi e Veltroni, 32 anni dopo la strage di Ustica il dovere della verità

Lo sforzo teso a una «piena affermazione della verità» sulla strage del 27 giugno 1980 del Dc9 Itavia «ha bisogno di un ulteriore impulso da parte di chi si occupa di amministrare la cosa pubblica». In una lettera a “Repubblica”, Romano Prodi e Walter Veltroni ribadiscono, a 32 anni di distanza dalla strage di Ustica, «il dovere della verità». E chiedono «passi e sforzi» che portino a «ricercare la collaborazione piena e leale da parte di Paesi amici e alleati, a partire da quelli che per “dispiegamento” naturale di forze sono stati vicini al luogo dell’incidente (come le strutture militari statunitensi, gli aeroporti francesi, le unità in navigazioni inglesi), fino ad altri che possono aver avuto presenze occasionali, come il Belgio». Per Prodi e Veltroni è inoltre necessario «riaprire in maniera più approfondita la collaborazione con la Nato e aprire anche una pagina nuova nei rapporti con la Libia, sia ricercando la collaborazione con i nuovi governanti sia riaprendo le pagine ancora opache dei rapporti tra i due Paesi con l’ausilio della documentazione che può essere resa disponibile nel passaggio dei poteri». E concludono: contribuire a raggiungere verità e giustizia su quanto accaduto quella sera di 32 anni fa sopra il cielo di Ustica «rappresenta un dovere politico, morale e civile, un modo giusto per ricordare le vittime ed essere davvero vicini ai familiari» e un «passo avanti per rimuovere veli e opacità su tanti, troppi misteri che hanno hanno caratterizzato i passaggi più difficili e delicati della storia recente del nostro Paese». (Fonte Agi)

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