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Strage di Ustica, ministeri di nuovo condannati a risarcire i familiari di sei vittime

miniatura dc9Il giudice monocratico del Tribunale civile di Palermo, Sebastiana Ciardo, ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire con 5 milioni e 637.199 euro i 14 familiari – o eredi di essi – di Annino Molteni, Erica Dora Mazzel, Rita Giovanna Mazzel, Maria Vincenza Calderone, Alessandra Parisi e Elvira De Lisi morti nella tragedia aerea di Ustica [qui il testo della sentenza]. I ministeri sono stati condannati anche a rimborsare 30.417 euro per spese di giudizio. Il giudice ha già calcolato nelle somme gli interessi e ha disposto che dai risarcimenti vadano detratte le somme ottenute dai familiari delle vittime già corrisposte nel ’90, nel 2004 e nel 2005 dallo Stato come indennizzo.
I 14 eredi delle vittime della tragedia del 27 giugno 1980, quando un’aereo dell’Itavia, diretto da Bologna a Palermo, s’inabissò nel Tirreno meridionale, sono stati rappresentati dagli avvocati Vincenzo, Vanessa e Fabrizio Fallica che già avevano ottenuto risarcimenti per altri familiari. Alcuni procedimenti si sono conclusi in Cassazione con la condanna definitiva dei ministeri.
Il giudice ha rigettato l’eccezione di prescrizione sollevata dai ministeri e cita le varie sentenze – sempre dopo i ricorsi di altri familiari delle vittime – del tribunale, della corte d’appello e della Cassazione. Il primo segmento di condotte illecite (entrambi i segmenti, scrive il giudice, sono acclarati in tutti i processi risarcitori celebrati in sede civilistica) è “l’omessa adozione di ogni utile accorgimento e soluzione tecnica al fine di evitare che il Dc9 intercettasse altro velivolo o missile sulla sua rotta“.
“Solo con la conclusione delle indagini penali e dopo l’individuazione delle possibili cause del disastro – scrive ancora il tribunale di Palermo nella sentenza – è stato possibile enucleare una condotta illecita riferibile alle amministrazioni dello Stato le quali, avendo avuto conoscenza che lo spazio aereo percorso dal Dc9 era interessato da operazioni militari, avrebbero dovuto vigilare ed indicare altra rotta idonea da seguire e, in ogni caso, porre in essere ogni utile accorgimento e condotta necessaria a scongiurare la collisione”.
La sentenza, infine, pone l’accento sulle “condotte illecite” relative anche “alla dimostrata attività di ostacolo e di depistaggio posta in essere, nel corso degli anni, allo scopo di impedire una rapida e veritiera individuazione delle effettive cause del disastro, con occultamento di prove significative e di indizi essenziali alla scoperta della verità”.

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