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Stragi, l’intelligence declassifica 4.406 fascicoli riservati

archiviGli 007 hanno completato le operazioni di versamento all’archivio di Stato – in formato digitale – di tutte le loro carte relative alle stragi di Piazza Fontana (1969), Gioia Tauro (1970), Peteano (1972), Questura di Milano (1973), Piazza della Loggia (1974), Italicus (1974), Ustica (1980), Stazione di Bologna (1980), Rapido 904 (1984). Si tratta di 4.406 fascicoli, per complessivi 92.518 documenti, immediatamente disponibili alla consultazione. Il versamento è stato fatto in attuazione della direttiva Renzi che ha disposto la declassificazione degli atti anche per le altre amministrazioni dello Stato. Il governo ha tolto i 4 livelli di classificazione (‘riservato’, ‘riservatissimo’, ‘segreto’ e ‘segretissimo’) , non il segreto di Stato che su queste vicende non c’era e non è stato apposto. Un punto sulla situazione è stato fatto nel corso di un tavolo tecnico tenutosi a Roma, presso l’Archivio centrale dello Stato, a cui hanno partecipato – tra gli altri – Eugenio Lo Sardo, sovrintendente all’Archivio centrale dello Stato, e per il Comparto Intelligence, il direttore dell’Ufficio centrale per gli archivi e il direttore della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica. Ai fini della completezza dell’operazione, è stata comunque disposta una ulteriore ricognizione per verificare l’esistenza di eventuali fascicoli – tra le carte dell’intelligence – riguardanti gli eventi al fuori delle serie archivistiche già individuate. Prossimamente si procederà con il versamento dei fascicoli cartacei che saranno liberamente consultabili al maturare dei termini cronologici stabiliti dal Codice dei beni culturali. I servizi hanno anche avviato un dialogo con l’Università di Pavia, centro di eccellenza per gli studi storici, e incoraggerà soprattutto gli studi dei giovani anche finanziando progetti di libera ricerca su ogni argomento di tesi. “L’auspicio – ha spiegato Lo Sardo – è che l’esperienza positiva del lavoro fatto insieme alla nostra Intelligence diventi una prassi non solo per le altre amministrazioni dello Stato ma un vero e proprio metodo di lavoro per contribuire allo studio della storia contemporanea e giungere così a una dimensione ordinaria del rapporto con le istituzioni”. (Fonte Ansa)

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