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Ustica: da Cassazione svolta epocale. Parla il legale della famiglia Davanzali / Ansa

miniatura dc9Depistaggio delle indagini accertato, tesi del missile ormai conclamata: all’indomani della sentenza della Cassazione che ha riaperto il caso Ustica per la parte relativa al crac di Itavia, non nasconde la propria soddisfazione per il verdetto della Suprema Corte l’avvocato Cataldo D’Andria, legale di Luisa e Tiziana Davanzali. Le due donne sono figlie di Aldo, il patron della compagnia aerea, morto nel 2005 dopo aver combattuto in vari tribunali una lunghissima battaglia in difesa della “sua” Itavia.
“Ho pensato – dice l’avvocato D’Andria in un’intervista all’Ansa – che sono state premiate la tenacia e la fiducia anche tra le enormi difficoltà che la vicenda ha sempre manifestato. Le eredi Davanzali hanno creduto in questa battaglia di diritto che abbiamo portato avanti con passione e determinazione. Il nostro ricorso è stato accolto dopo un’udienza di discussione molto intensa e significativa, in particolare anche per la veemenza dell’intervento del Procuratore Generale nel sollecitare l’accoglimento del ricorso sotto tutti i suoi profili. E, poi, naturalmente, ho pensato che questa è una svolta epocale, nella lunga storia di questa dolorosa vicenda e nella sua ricostruzione”. Quali sono le sue riflessioni dopo la lettura della motivazione della sentenza? “La sentenza focalizza l’attenzione, “quale elemento risolutore della controversia”, sull’accertamento della sussistenza di un’attività di depistaggio, accertamento dichiarato ormai “non più suscettibile di essere rimesso in discussione”. Sulla base di questo punto fermo, si sviluppa poi la motivazione di carattere tecnico in relazione agli errori che hanno minato la sentenza di secondo grado oggi cancellata, laddove non ha correttamente applicato i principi in tema di “nesso causale”.
Adesso la Corte d’Appello di Roma dovrà verificare se siano state tali condotte a determinare la perdita di credibilità della compagnia, il blocco delle sovvenzioni, l’impossibilità per la stessa di proseguire la propria attività, la conseguente emissione dei provvedimenti di revoca e decadenza delle concessioni aeree ed, infine, l’assoggettamento alla procedura di amministrazione straordinaria”. La sentenza dichiara accertato il depistaggio, tra l’altro anche con riferimento a condotte omissive dei ministeri coinvolti. Di che cosa si tratta? “Questo è un altro aspetto del nostro ricorso, affrontato anche dal Procuratore Generale nel suo intervento in udienza: le Amministrazioni che avevano il compito di fare di tutto per accertare le cause del disastro hanno omesso di svolgere i propri compiti tecnici e amministrativi e, appiattendosi sulla tesi del cedimento strutturale, hanno contribuito alla stessa attività di depistaggio. Inoltre, mi sembra importante evidenziare che la Cassazione ha affermato che il depistaggio avrebbe dovuto rilevare anche nell’ipotesi di esclusione di un nesso causale con la progressiva dissoluzione di Itavia: vale a dire, il depistaggio doveva essere di per sé valutato come autonomamente in grado di produrre danni, anche non patrimoniali, per il carattere intrinsecamente lesivo della reputazione commerciale e delle capacità imprenditoriali della compagnia aerea. Anche su questo profilo saranno chiamati a pronunciarsi i Giudici del rinvio”.
Come si colloca questa pronuncia della Cassazione rispetto alle altre recenti decisioni di quest’anno emesse nei confronti dei familiari delle vittime e dell’Itavia? “C’è una completa continuità e la conferma del fatto che nell’ambito dei giudizi civili di risarcimento, autonomi e separati rispetto ai giudizi penali ai quali anche nei commenti di oggi si continua invece a fare riferimento, ci sono ancora gli strumenti per una ricostruzione completa dei fatti che dia risposta alle domande di giustizia formulate dai familiari delle vittime e, dopo la sentenza di ieri, dalle eredi dell’avvocato Davanzali, una ulteriore “vittima non dichiarata” della strage di Ustica”.
Adesso, dopo questa sentenza, cosa succede? “Riassumeremo il giudizio civile dinanzi alla Corte d’Appello di Roma che dovrà pronunciarsi sulla domanda di risarcimento secondo i principi di diritto indicati dalla Cassazione e valutare le responsabilità delle Amministrazioni alla luce di essi, quantificando i danni in considerazione delle gravissime lesioni subite dall’avvocato Aldo Davanzali e dalla sua Itavia. Una compagnia aerea privata che svolgeva un servizio pubblico di trasporto aereo in un’epoca in cui cominciava ad affermarsi la contrapposizione tra un mercato aperto ai privati ed un mercato in monopolio e le cui sorti insieme a quelle del suo fondatore e presidente, come rilevato anche dal Procuratore Generale, potevano prefigurarsi molto diverse da quelle riservate loro dopo la notte del 27 giugno del 1980”. (Fonte Ansa)

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