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I segreti dell’operazione Proud Phantom

Stragi80.it è entrato in possesso di un documento proveniente dall’Archivio Storico dell’Aviazione degli Stati Uniti D’America, dal titolo: Proud Phantom – The USAF tactical deployment to Egypt – june – october 1980 [sfoglialo]. Il documento, ottenuto grazie al Freedom of Information Act (FOIA), la legge che negli Usa tutela la libertà di stampa, ci è pervenuto con molte parti sottoposte a censura da parte del Governo statunitense. Esso descrive il grande spiegamento di forze nell’estate del 1980, dagli Usa all’Egitto.
In quei quattro mesi gli Stati Uniti trasportarono merci, uomini, materiali, aerei e armamenti, per supportare il neo alleato egiziano che da poco aveva abbandonato il blocco comunista, schierandosi al fianco dell’occidente. In breve tempo venne allestita una base aerea, a Cairo West, dove furono ospitati un gruppo di aerei Phantom F-4 (da qui il nome dell’operazione). Di questa operazione parla, in uno studio agli atti della Commissione Stragi dal titolo La situazione del Mediterraneo nel 1980, anche l’ingegner Paolo Miggiano.
Uomini, mezzi e materiali cominciano ad arrivare a Cairo West sin dal 14 giugno, trasportati con aerei C-5 e C-141. Alcuni volano senza scalo, rifornendosi in volo, altri invece effettuano uno scalo tecnico per il rifornimento. Molte merci vengono dalla base tedesca di Ramstein, in Germania, base di proprietà del Governo degli Stati Uniti d’America, oltre che da altre basi.
Il 14 giugno giunge al Cairo il 5° Combat Communications Group, due giorni dopo, da Rhein-Main (Germania), giunge il 435° Tactical Airlift Wing’s, Airlift Control  Element (ALCE). Nel documento si legge che al 28 giugno erano state trasportate 310 persone e ben 1.943,6 tonnellate di merci, con 31 missioni complessive dei C-5 e dei C-141. Uno spiegamento di dimensioni enormi, insomma.
Gli aerei, i Phantom F-4, arrivano con un volo non stop dagli Usa, precisamente da Moody (Georgia), il 10 luglio. Decollati il giorno prima arrivano dopo 10 rifornimenti in volo. Nel caso in cui si fosse reso necessario rifornire a terra, le basi selezionate per l’operazione, nel tratto europeo, erano: Laies (Azzorre), Torrejon (Spagna), Rota (Spagna), Sigonella e Trapani (Italia) e Seuda Bay (Creta).
Miggiano, nel documento agli atti della Commissione Stragi, citando fonti autorevoli, parla anche di altri aerei da guerra, oltre ai Phantom, i B52 (le stratofortress) e gli F111, bombardieri capaci di trasportare anche ordigni nucleari tattici. Nel documento in nostro possesso, tuttavia, di questi aerei non si fa cenno, almeno nelle parti non censurate.
Interessante una considerazione che lo stesso Miggiano fa su questo ponte aereo: E’ possibile che i comandanti militari italiani  del 1980, interrogati sulla situazione geostrategica del Mediterraneo, si siano dimenticati di accennare al ponte aereo del Caro, in pieno sviluppo quando venne abbattuto il DC9, fatto da aerei americani che atterravano e decollavano da Sigonella? E che si siano scordati di informare i parlamentari che nelle basi meridionali dell’Aeronautica italiana erano arrivati a darci manforte caccia tedeschi ed inglesi? A mio parere, una tale dimenticanza non può essere stata casuale.
Leggendo il documento in nostro possesso, si ha la conferma delle tesi sostenute da Miggiano, ovverosia del fatto che un’operazione di così imponenti dimensioni è stata effettuata nel silenzio generale. E nessuno, anche a distanza di anni, ha messo al corrente gli investigatori che hanno indagato sulla strage di Ustica. Eppure le basi italiane erano state allertate, come si legge nel documento in nostro possesso. A pagina 51 si evince  chiaramente che dal 19 giugno alla fine dell’operazione, erano stati predisposti ben due voli settimanali per trasferire, da Ramstein, rifornimenti e merci verso Cairo West.  Nulla di tutto ciò emerge dagli atti d’indagine del caso Ustica.
Ad ulteriore dimostrazione che i vertici della nostra Aeronautica erano a conoscenza di questa operazione, a pagina 64, si legge che uno dei Panthom, in data non indicata, a causa di problemi tecnici, atterrò in emergenza a Trapani Birgi, aeroporto militare italiano, dove venne assistito da una squadra di tecnici americani del 40° Gruppo Tattico, appositamente giunto da Aviano. Eseguite le riparazioni l’aereo decollò, ma ulteriori problemi tecnici lo costrinsero a un nuovo atterraggio a Decimomannu (Sardegna).
Nella base egiziana erano state costruite anche due aree attrezzate per la manutenzione dei missili AIM-7 ed AIM-9, materiale che per arrivare lì sorvolò certamente lo spazio aereo italiano.
Cos’altro nasconde l’operazione Proud Phantom? Cosa celano le parti censurate? Quali e quanti aerei, in quei quattro mesi, attraversarono il nostro spazio aereo? E’ possibile che l’intruso che, secondo i periti, si nascose in coda al DC9, la sera del 27 giugno, si sia trovato in mezzo al traffico diretto verso l’Egitto, scatenando la reazione prima italiana, con gli F104 di Naldini e Nutarelli inviati a controllare, e poi degli americani che scortavano gli aerei diretti verso il Cairo?
Ultima considerazione: perché un documento del genere, che parla di avvenimenti appartenenti alla preistoria, a ben 33 anni fa, quando il mondo era ancora diviso in blocchi, dovrebbe essere ancora coperto da segreto? Cosa nasconde? Non sarebbe il caso che il nostro Governo chieda delucidazioni in merito all’operazione Proud Phantom?

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