Ramstein, 28 agosto 1988

di | 2 Febbraio 2012

Cosa accadde, a Ramstein, quel 28 agosto del 1988 durante il Flugtag Airshow? Accadde che 300mila spettatori si erano radunati presso la base militare per seguire le evoluzioni delle migliori pattuglie acrobatiche, tra cui le Frecce Tricolori. Una delle figure in programma è il cardioide. E’ una figura molto bella, gli aerei, divisi in due formazioni, disegnano, con i fumi bianchi, un cuore nel cielo. Il solista, il tenente colonnello Ivo Nutarelli, deve trafiggere quel cuore con il suo Aermacchi MB-339. E’ considerata una figura molto semplice, e le Frecce la eseguono da oltre venticinque anni. Il solista ha una doppia sicurezza: deve arrivare all’appuntamento con le altre due formazioni, che s’incrociano a 40 metri dal suolo a 600 Km/h, in ritardo di circa mezzo secondo e volando 20 metri più in alto. Se sbagliasse il tempo, comunque volerebbe più in alto, se invece sbagliasse la quota, arriverebbe all’incrocio in ritardo. Nutarelli è un pilota straordinario e di grande esperienza, con quasi 4.500 ore di volo, eppure, incredibilmente, arriva all’incrocio in anticipo e alla quota sbagliata. Colpisce l’aereo del capo formazione, il tenente colonnello Mario Naldini, e l’aereo del capitano Giorgio Alessio, numero 2 della formazione. I tre aerei precipitano al suolo. E’ una strage. Oltre ai tre piloti perdono la vita 67 spettatori. Mario Naldini e Ivo Nutarelli sono strettamente legati alla strage di Ustica. La sera del 27 giugno 1980 decollano da Grosseto a bordo di un F-104 biposto da addestramento, vengono dirottati verso il DC9, molto probabilmente guidati da un Awacs che vola con traiettoria circolare sull’Appennino Tosco-Emiliano. Atterrano a Grosseto alle 20.45 ora locale, 15 minuti prima della tragedia, ma per molti minuti volano tenendo a vista il DC9 dell’Itavia e, prima di dirigersi a Grosseto, lanciano per due volte un allarme, codice 7300, che vuol dire “allarme generale”. Nei primi giorni di agosto del 1988 vengono sequestrati documenti e nastri alla base di Grosseto e a Ciampino. Viene acquisito il registro dei voli di quella sera. Viene fuori la registrazione di una telefonata tra il controllo del traffico aereo di Ciampino e la torre di controllo di Grosseto, in cui il controllore di Ciampino si lamenta che due aerei militari, usciti dalla zona di normale competenza, stanno interferendo con il traffico civile in discesa sull’aerovia Ambra 14, proprio quella in cui, in quel momento, si trova l’I-TIGI. Da Grosseto parte l’ordine di rientrare per i due F-104 della nostra Aeronautica che appartengono entrambi al 20° Gruppo. Il primo è un biposto, con a bordo gli istruttori Naldini e Nutarelli, il secondo è un monoposto ai comandi dell’allievo Giannelli. Cosa videro quella notte Naldini e Nutarelli? Perché lanciarono quell’allarme, registrato sui nastri dei centri radar della nostra difesa aerea? Rimarrà un mistero. Videro qualcosa di tanto grave e inconfessabile da indurre qualcuno a farli tacere per sempre? Non lo sappiamo. Quel che sappiamo, con certezza, è che l’errore di Nutarelli ha dell’incredibile, viste le qualità e l’esperienza del pilota. Sappiamo anche che le eventuali testimonianze di entrambi sarebbero state determinanti per la soluzione del mistero di Ustica. Basti pensare che se un intruso viaggiava in coda al DC9, per nascondersi ai radar, loro certamente lo hanno visto. Ramstein è una base militare Statunitense, per cui l’indagine sul disastro del 1988 fu affidata a una commissione militare mista (Germania, Usa e Italia) presieduta da tre generali (H. J. Griese, della Luftwaffe, Guido Oliviero, dell’Aeronautica italiana, e Robert S. Pani, dell’Us Air Force). La magistratura italiana non ha potuto svolgere alcuna indagine diretta. Il Generale Guido Oliviero nel 1980, era capo della terza Regione Aerea. Le conclusioni cui giunse la commissione furono che la colpa fu del solista, Nutarelli, che compì diversi errori, anche grossolani, strano per un pilota che fino a quel giorno aveva eseguito la manovra del cardioide ben 76 volte in manifestazioni ufficiali. Senza contare le volte che la figura era stata provata a Rivolto, base delle Frecce, durante i normali addestramenti. Hanno ragione i familiari delle vittime di Ustica che, per bocca dell’avvocato Daniele Osnato, chiedono ora la riapertura delle indagini su quella orrenda strage. Forse è giunta il momento di conoscere il contenuto integrale del rapporto di quella commissione mista, di fugare ogni dubbio, di spazzare via qualunque ombra su ciò che accadde a Ramstein. Ed è giunto il momento che qualcuno dell’AMI spieghi, fino in fondo, le ragioni di quell’allarme lanciato da Naldini e Nutarelli. Con qualcuno avranno pur parlato dopo il loro atterraggio. E qualcosa, via radio, devono aver comunicato. Una cosa è certa, se qualcuno avesse inteso farli tacere per sempre, perché giudicati testimoni troppo scomodi, non poteva esserci luogo e occasione migliore che eliminarli dentro i confini di una base militare, lontana dall’Italia e inaccessibile alla magistratura italiana. Con un’indagine condotta da militari, rapporti secretati e una versione ufficiale che non fuga i tanti dubbi. Nessuno può affermare che quella strage sia stata provocata ad arte e che non si sia trattato di un incidente, ma chiedere il massimo della trasparenza è doveroso.

3 pensieri su “Ramstein, 28 agosto 1988

  1. avio rodriguez

    In merito all’incidente di Ramstein, la sentenza ordinanza del giudice Priore afferma testualmente che: “…Quello che però non convince è la sproporzione tra fini e mezzi, e cioè che si dovesse cagionare una catastrofe con modalità incerte nel conseguimento dell’obbiettivo, cioè l’eliminazione di due testimoni per impedirne rivelazioni”………La storia di Ustica è costellata di morti sospette! tutte legate tra loro da un filo logico che riconduce a tale vicenda, tutti, più o meno, ebbero a che fare con la strage del DC9. E’ logico pensare alle modalità dell’incidente di ramstein con un filo di malizia; i due piloti erano stati chiamati dal magistrato titolare delle indagini a deporre in merito a tale questione perchè quella sera avevano dato “allarme generale alla difesa aerea”…..dal 1980 a l 1988 i due piloti , se pur con molta discrezione ed in modo informale, non avevano mai detto in modo ufficioso nulla al riguardo sulla triste vicenda. E’ lecito pensare che qualche d’uno interessato alla vicenda (sicuramente coinvolto) abbia avuto il pensiero di non potersi più fidare del segreto dei due piloti e, abbia deciso di “porvi rimedio”, come poi, tutti abbiamo visto, romanzo giallo????…no , io non credo, il generale Roberto Boemio a bruxelles con la moglie, una notte rientrando a casa parcheggiò la sua auto nel box, all’improvviso venne ucciso a coltellate da due sconosciuti, il generale era a conoscenza di informazioni sulla sera del 27 giugno 1980, in quanto responsabile della terza regione aerea nel sud Italia, (quella dove è avvenuto “l’incidente” al DC9). Era stato sentito ed incriminato dalla magistratura nel 1991, in quanto non poteva non sapere qualche cosa di fondamentale nella caduta del DC9.
    Dopo la telefonata anonima alla trasmissione “telefono giallo” assistiamo a morti sospette che di sospetto, a volerci ragionare, portano tutte a una drammatica conferma. Possiamo anche sbagliarci, ma è curioso il fatto che tutte le morti abbiano coinvolto personale militare legato
    ad un unico comun denominatore: la strage di Ustica.

    A.Rodriguez

I commenti sono chiusi.